[PBF - MVN] - Capitolo 2: NewYork, il rosso e il nero

Venerdì 9 Gennaio 1925, ore 17.30
222W, 23rd Street, New York - 10011, USA
Hotel Chelsea

[CUSTODE]
In breve, salutati sia Jonah Kensington che Arthur Flemings, il prete scozzese e la cantante, tornano rapidi alla macchina diretti poi verso il Chelsea Hotel. Arrivare all'hotel non presenta grandi difficoltà, certo non più di quelle che hanno incontrato per arrivare alla redazione della Prospero Press. Il Chelsea Hotel, situato nella parte nord di Manhattan, si dimostra essere un grande albergo abbastanza lussuoso, una larga scalinata in pietra di granito lavorata, con una guida di tessuto rosso al centro, conduce i due fino alla porta di ingresso dell'Hotel. Mentre i due varcano la porta, il parcheggiatore posteggia l'auto della ragazza nel parcheggio privato e custodito dell'edificio. Entrati nella hall del Chelsea Hotel si confermano le impressioni esterne: il pavimento della hall è in marmo bianco decorato con motivi geometrici, fini tende di color crema sono appese
alle finestre e ai finestroni, comode poltrone in tessuto di color crema sono poste in un salottino lievemente appartato dove sono presenti alcuni tavolinetti. Alcune persone in questo momento occupano il salottino, altre invece camminano per la hall dirette probabilmente chi alla sala da pranzo chi ai pieni superiori. Alla reception un uomo sulla trentina guarda i due appena arrivati. Si sofferma appena un po' sul sacerdote, ma neanche più di tanto. Con un sorriso smagliante guarda sia il prete che la cantante. "Benvenuti al Chelsea Hotel, signori" li guarda posando le mani sul piano del piccolo bancone della
reception "cosa posso fare per voi?" Il sorriso ed il tono dimostrano una schiettezza non comune.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Guarda l'uomo che si fa loro incontro.. sorride a sua volta, ma senza concedere troppa confidenza allo sconosciuto, lancia un'occhiata al sacerdote.. poi di nuovo all'uomo, i modi naturalmente eleganti ma senza affettazione, parla con voce cortese "siamo qui per salutare un amico lei lavora per l'Hotel?" lo guarda come se volesse invitarlo a presentarsi

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Ryan si sofferma sul tipo, esattamente adatto a ciò che si aspettava, e si affianca alal splendida cantante (dannata promessa di Celibato), in attesa di ulteriori presentazioni.
Passa una mano sulla tonaca nera e lunga, sulla fascia in vita e assume la classica aria da prete-di-campagna, quantomai utile in queste occasioni.

[CUSTODE]
L'uomo osserva i due per un istante, gettando un occhiata al prete, poi alla ragazza per poi abbracciare entrambi in un unico sguardo. "Sì, lavoro per l'Hotel" sentendo la ragazza, quindi prende un grande registro da dietro il banco della reception..."Un amico ha detto?
Potete dirmi il suo nome?"

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
"Jackson Elias" Helen lo guarda e lancia l'occhiata solita al sacerdote con l'aria di chi non vuole scoprirsi troppo..

L'uomo osserva i due per un altro attimo ancora annuendo infine ad Helen. "Jackson Elias?" comincia scorrere con l'indice sul registro, quindi volta pagina e accenna un sorriso "Jackson Elias, quarto piano, stanza quattrocentodieci" osserva un attimo dietro di se dove si può notare una bacheca con alcune chiavi di stanze consegnate da coloro che sono usciti. Torna a guardare i due "Dovrebbe essere ancora in stanza. Non mi ha consegnato la chiave...volete che lo faccia avvisare da un ragazzo o andate direttamente da lui?

"Andiamo direttamente direi " guarda ancora una volta il sacerdote come per aver conferma.. "si, credo non abbia nulla da ridire, ci ha chiamati lui" accenna un lieve sorriso all'impiegato dell'albergo "il suo nome?" cercando con lo sguardo se appuntata agli abiti abbia una targhetta con scritto sopra il nome

L'uomo accenna un sorriso alla ragazza osservando poi il prete per poi tornare su di lei. "Nessun problema" sorride "quarto piano, terza stanza sulla destra" replica, sicuro, con fare professionale. Addosso al ragazzo non c'è alcuna targhetta, ma quando sente la domanda di Helen muove appena un passo contro il bancone con aria allegra. "Alex Preston, al vostro servizio" facendo appena un piccolo inchino con il capo per presentarsi.

"Saliamo noi"
McGales annuisce al receptionist e si volta verso la cantante, accennandole l'ascensore, come a confermare, o rafforzare, le sue parole
Va bene la cavalleria, ma un uomo deve sapere quando prendere in mano la situazione.
Soprattutto con le irlandesi.

Entra nell'ascensore lanciando un'occhiata al sacerdote.. il sopracciglio lievemente inarcato, il buon sangue irlandese non tarda molto a farsi notare, lo osserva con l'aria di chi ha poca voglia di farsi guidare, l'espressione ribelle viene mitigata dopo un attimo da un sorriso che ha quasi l'aria di essere quello del gatto che gioca col topolino di campagna.. pigia il pulsante del 4° piano ed in breve raggiungono la porta della stanza di Jackson.. bussa

Da oltre la porta chiusa si sente il rumore di un oggetto che si rompe. Probabilmente un oggetto in ceramica.. o porcellana... Nessuna risposta al bussare, se non un rumore di passi che dopo un istante si interrompe. Dall'interno della stanza, ora, solo il silenzio.

Si allarma sentendo il rumore e non ricevendo risposta.. prova ad aprire la porta girando la maniglia e spingendola mentre chiama Jackson.
Hellen porta la tracolla della borsetta infilata nel braccio sinistro, si sente un rumore appena udibile di due oggetti metallici che si urtano..
Hellen si sposta appena di lato rispetto alla porta, apre la chiusura della borsa, ed infila la destra all'interno lo sguardo fisso sulla porta..

Ryan sbarra gli occhi, un po' per il rumore un po' per la reazione della donna: poi si avvicina alla porta, cercando di capire se è chiusa o aperta.
Infine, vedendo gli sforzi inutili della gentil signora, passa ad un "Posso provare?", indicando l'ingresso, mentre vaga con lo sguardo per il corridoio, cercando qualcosa che lo aiuti a sfondare l'uscio.

La maniglia gira, ma la porta non si apre, probabilmente chiusa dall'interno. E' chiaro, dal rumore dei passi che tornano a farsi sentire, che all'interno ci siano almeno due persone. I passi sembrano allontanarsi dalla porta. Nessuna risposta al richiamo di Helen.
La porta della stanza, di fattura abbastanza elegante, non sembra essere eccessivamente resistente. Lungo il corridoio c'è un piccolo tavolinetto di legno di ciliegio con sopra un vaso da fiori, non lontano, in una nicchia del muro, protetto con una fine lastra di vetro, un tubo/idrante per collegarlo alla vicina bocchetta del sistema anti-incendio ed una ascia da pompiere.

Sente la porta far resistenza e scuote il capo alle parole del prete, parla a bassa voce.. <non serve, guardi piuttosto> con un lieve cenno del capo indica l'ascia da pompiere e l'idrante a Ryan, cerca con lo sguardo se vi siano finestre o uscite di sicurezza nei pressi, l'espressione sempre vigile

Non sembrano esservi uscite di sicurezza vere e proprie, in fondo al corridoio c'è una finestra, ma sprovvista di ballatoio e di scala anti-incendio.

McGales annuisce e si avvia verso l'ascia. Sferra una gomitata la vetro del pannello e la impugna.
"Non saranno contenti...", dice, mentre prende la mira.
Poi la abbatte sull'uscio, all'altezza della maniglia.
"E spero sia una vera emergenza"

guarda il sacerdote.. sgrana appena gli occhi e poi torna a guardare la porta.. l'espressione di chi non sa cosa sperare

La porta, sotto il colpo vigoroso del sacerdote si spacca con uno schianto secco ed un odore dolciastro, lievemente ramato viene subito percepito. La stanza è completamente messa a soqquadro, una bajour di porcellana giace al centro della stanza, in frantumi. Elias è riverso sul letto. Gli occhi dello scrittore sono fissi nel vuoto, la bocca aperta in un ultimo grido d'orrore, sul petto due profondi squarci dai quali esce ancora del sangue che imbratta il lenzuolo e la moquette. Schizzi di sangue sono presenti anche in una parete accanto. Dentro la stanza si notano due individui con una lunga veste bianca ed un copricapo a turbante, bianco con una lunga striscia rossa che penzola nel davanti a coprire il naso. Quasi istantaneamente un colpo secco di Pranga (arma da taglio assimilabile ad un machete) si abbatte sul legno dell'ascia impugnata dal sacerdote, pericolosamente vicino alle sue mani ed un terzo individuo, con gli stessi indumenti dei due precedenti si para davanti a don McGales


Legenda

1C = Cultista 1
2C = Cultista 2
3C = Cultista 3
E = Elias (morto)
M = Ryan McGales
H = Helen o Connell

Il don rabbrividisce, più per il pericolo imminente che per la scena orrenda. Ricordi di guerra, sparsi qui e lì nella sua memoria, affiorano rapidi, taglienti... feroci come rasoi. Le urla nella notte, tra le trincee, i feriti agonizzanti, i morti, i compagni in lacrime, l'orrore di una fine che potrebbe sfiorarti da un momento all'altro... il gas e il fuoco...
McGales reagisce alla figura cercando di menare un fendente alla testa della creatura, ruotando l'ascia per imprimere forza e per colpirlo con l'asta e non affettarlo. Almeno al momento, mentre arretra di mezzo passo per portarsi a chiudere al porta.
"Chieda aiuto!", sbraita con tono allarmato alla donna dietro di lui.

Helen rendendosi conto del pericolo velocissima impugna la pistola calibro 38 che tiene nella borsa e si sposta in un punto che le permetta la visuale tenendola saldamente nella destra, una rapida occhiata per rendersi conto della situazione, punta l'arma verso il piu' vicino a McRyan (3C)e fa fuoco una volta dopo aver preso la mira al petto dell'uomo vestito nello strano modo <Si tolga da li'!> parla con tono deciso al prete cercando di coprirlo

Tutto succede in un attimo.. La pistola viene estratta molto rapidamente da Helen e fa fuoco. Il colpo risuona nella stanza ed il proiettile trapassa da parte a parte il petto del cultista appena sopra al cuore. Barcolla un attimo lasciando cadere il pranga proprio mentre il colpo del bastone del sacerdote si abbatte sul suo capo.. il Cultista, un nero, probabilmente di origine africana, cade a terra.
Uno dei cultisti rimasti corre incontro al sacerdote che è in posizione più avanzata, pranga alla mano. Il tentativo di schivare di McRyan è troppo lento. Il pranga disegna una scia di sangue sul suo braccio che gli strappa un basso urlo di dolore. Il terzo Cultista con un colpo del manico del Pranga manda in frantumi la finestra cercando di aprirla per la fretta e cerca di uscire.

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Helen O' Connell su Cultista 3C
% DI COLPIRE= 50%
ROLL= 53
DISTANZA DALL'AVVERSARIO= 3m
DESTREZZA= 13
TIRO A BRUCIAPELO (distanza in metri equivalente ad 1/3 della dex; % di colpire raddoppiata), colpo andato a segno.
DANNI: 1d10= 10

Ryan McGales su Cultista 3C
% DI COLPIRE= (ascia usata come randello) 25%
ROLL= 17
DANNI: 1d6+bd= 2

Cultista C3 tentativo d schivata
ROLL= 54
% SCHIVARE= 44%
SCHIVARE FALLITO

Cultista C2 su Ryan Mc Gales
Roll= 23
% DI COLPIRE= 85%
DANNI: 1d6+2+1d4= 4

Ryan McGales tentativo di schivata
ROLL= 65
% DI SCHIVARE 34%
SCHIVARE FALLITO.

DANNI
Helen O' Connell: 0
Ryan McGales: 4
Cultista C3: 12 (MORTO)
Cultista C2: 0
Cultista C1:0

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segue l'azione tenendo la pistola saldamente con la destra, si sposta per avere la linea di fuoco libera, e quando il cultista colpisce il sacerdote al braccio, fa fuoco di nuovo impugnando la pistola con entrambe le mani per essere piu' precisa, cercando di cogliere l'uomo al petto con due colpi in successione.
Al rumore dell'ascia contro i vetri d'istinto punta l'arma e rapida cerca di colpire il terzo uomo alle gambe sparando un terzo colpo verso di lui. Si tiene appena piu' bassa e pronta a scattare.

Il prete ritrae un momento il braccio dal dolore, stringendo i denti, poi si concentra per un ennesimo sforzo e completa un arco dal basso verso l'alto con la sua ascia, sempre in condizione di mazza, mirando al viso dell'assalitore.
Era da tempo che non si trovava in combattimento, parecchio: accadeva raramente in battaglia, in genere prestava soccorso e benedizione ai feriti e ai morenti, senza guardare troppo le divise che indossavano. Quel crocifisso al collo, dopotutto, era un lasciapassare che apriva tutti i cuori di coloro che stavano in agonia.
beh, questa volta un po' di dolore l'avrebbe portato lui, se il colpo fosse andato a segno.