[PBF - MVN] - Capitolo 2: NewYork, il rosso e il nero

Il prete riserva un mezzo sorriso all'accoglienza fredda e sfaticata, celata sotto l'ironia, e si avvia dietro alla cantante - cecchina.
La tonaca svolazza un po', con il bordo basso appena appena sporco dopo le lunghe camminate e gli orli stropicciati dalle ore trascorse seduto nelle varie auto. Le macchie di sangue sono ben coperte dal pesante maglione di lana, nero anch'esso e il braccio è un po' rigido nella fasciatura.
Punta la redazione, un passo e mezzo dietro la cantante, lo sguardo in avanti e gli ultimi indizi ben stretti in mano.

La porta dell'Ufficio di Kensington è aperta ed in questo momento il proprietario della Prospero Press sta parlando con una ragazza sulla soglia. Vedendo avvicinarsi i due, fa un cenno nella loro direzione. "Allora? portate buone notizie?" li guarda per un attimo, poi muove la mano a presentare, con un gesto elegante, la ragazza. "La signorina Sarah Everett che, se accetterà l'incarico, si unirà alle ricerche di Jackson sulla famiglia Carlyle." Poi guarda la ragazza "Signorina Everett vi presento la signorina O' Connell e padre McGales, due amici di Elias" poi fa una piccola pausa. "A proposito... dove sta Jackson? Non è venuto con voi?" guardando verso la porta d'ingresso della redazione come aspettandosi di vederlo sbucare da un momento all'altro.

Ryan sospira, scrutando con aria triste il proprietario dell'ufficio, mentre avanza di qualche passo e si lascia andare su una poltrona.
"Non credo che si unirà più a noi, purtroppo...", dice, osservando per un istante la nuova figura, prima di concentrarsi sull'altro.
"mi dispiace".

Sarah stava per rispondere affermativamente al signor Kesington quando nota i due e vedendo che lui ha già fatto tutto da solo presentandola sorride cercando di assumere una serissima aria professionale.
"Piacere di conoscervi," poi si gira verso Kesington, "prima che la mia agenzia accetti sarà meglio sapere prima di cosa si tratta." Poi sente quello che ha detto il prete e vede la sua espressione. "O forse no..."

Kensington spalanca gli occhi sentendo il sacerdote. "Che diav..." si ferma guardando il sacerdote e facendo un gesto come a scusarsi per il modo di parlare. "Che cosa è successo? Perchè Jackson non potrà raggiungerci?" guarda alternativamente i tre, poi la cantante e l'investigatrice facendo loro cenno di accomodarsi in ufficio. "Allora..." sedendosi dietro alla scrivania. "In che guaio si è cacciato stavolta? E' in prigione un'altra volta per aver pestato i piedi a qualcuno e avete bisogno di una cauzione?" aprendo un cassetto e tirando fuori una mazzetta di banconote da venti dollari. "e soprattutto... che diamine c'entra questa spedizione Carlyle? A suo tempo la notizia della morte dei membri della spedizione fu su tutti i giornali per un bel po', ma ormai sono quasi cinque anni che non la si sente più nominare." Guarda i tre come in attesa che, almeno un poco, gli chiariscano la questione.

Helen guarda Jonah dopo avere rivolto un cortese cenno alla ragazza nell'ufficio ed averla salutata con un cortese "piacere di conoscerla signorina" il tono di voce lascia intendere che sia abbastanza provata, sembra prender fiato.. "Jackson Elias non potrà raggiungerci perchè purtroppo è.. morto" fa una pausa e sembra che sia un notevole sforzo pronunciare l'ultima parola.. "non so cosa avesse scoperto ma a quanto pare aveva scoperto qualcosa che non doveva se l'esito è questo, posso sedere?" guarda ancora Jonah, tiene il cappotto indosso ma sembra abbastanza pallida "siamo arrivati troppo tardi, qualcuno ci ha preceduti e quando siamo arrivati c'erano tre tizi con uno strano abito che pareva qualcosa di rituale.. Jackson era riverso sul letto, e abbiamo corso qualche rischio di non esser piu' qui anche noi .. " tace andando verso una delle poltrone, la gamba inizia a farle male e ha bisogno di sedersi

"Morto?!?" Kensington sbarra gli occhi quasi di scatto, mentre il corpo sembra quasi afflosciarsi sulla sedia e gli occhi si abbassano ad osservare un punto imprecisato della scrivania in legno dove vi rimangono qualche istante. "ma... ma certo.. sedetevi" balbetta quasi. "posso.. offrirvi qualcosa? del caffè?" Senza attendere risposta si alza per andare verso la macchina da caffè prendendo delle tazze e versando su di esse il liquido nero contenuto in una specie di bollitore. "Ecco a voi.." passa le tazze ai presenti. "Voi state bene, vero? Siete pallidi come uno straccio.. avete bisogno di un medico?" guarda sia la cantante che il sacerdote poi continua a parlare "Un omicidio rituale? perchè? che diavolo centra Jackson... siete riusciti a capirci qualcosa?" la voce sembra aver perso la consueta calma e ogni tanto si incrina costringendolo ad alzare appena il tono di voce. Gli occhi che vanno dall'uno all'altro, poi guarda l'investigatrice e torna sui due. "Parlate liberamente.. se deve accettare qualcosa.. deve sapere tutto. E voglio sapere anche io."

Ryan osserva l'investigatrice piombata dal nulla nel bel mezzo di questa drammatica situazione e allunga la destra per stringerle la mano. Una leggera fitta gli attraversa l'altro braccio, per ricordargli della ferita e, con tutta probabilità, che sta rischiando troppo.
"Lieto di fare la sua conoscenza". Il tono è pacato, tranquillo e non lascia trasparire la preoccupazione ma solo una pacata amarezza per la morte che ha toccato il suo conoscente.
"Stiamo bene, adesso... più o meno - dice, mentre scocca un'occhiata a Helen - ma abbiamo rischiato. In quanto al mistero del rituale, proprio non saprei... forse dovremmo iniziare dal principio, ancora una volta, per capire in cos'era invischiato".

Sentendo la parola "rituale" Sarah si irrigidisce istintivamente, ha letto di tanti di omicidi di fanatici che credevano di fare o ottenere chissà che cosa seguendo antichi manoscritti, ma non le è mai successo di indagare su uno di questi. Con il cuore che le batte a mille ricambia la stretta di mano del prete cercando di mantenersi assolutamente impassibile e si siede annuendo alle parole di Kesington perchè se parlasse si accorgerebbero tutti che la voce le trema per l'emozione.
Osserva i due nuovi arrivati con attenzione mentre si appresta ad ascoltare quello che è successo.

Helen ricambia l'occhiata al sacerdote, si siede facendo attenzione ai movimenti ed ascolta quanto viene riferito,osserva di tanto in tanto l'investigatrice notandone il modo di fare.
Dopo qualche istante guarda di nuovo Ryan.. <ha trovato qualcos'altro oltre alla lettera?> posandola sul piano della scrivania di Kensington perchè la veda <credo che lei Jonah sappia gia' di questa lettera> riferendosi alla lettera indirizzata presso la sede della redazione, lo sguardo va ora verso l'editore.. <visto che è arrivata qui circa due mesi fa per Elias>

Kensington prende la lettera e la guarda con attenzione.. "Uhm.. sì.. mi sembra di ricordarla" annuisce "E' arrivata un paio di mesi fa dalla signorina Atwright. So che Jackson aveva lasciato come recapito la redazione perché si spostava di continuo. Quando mi ha contattato l'ultima volta, a dicembre, era a Londra e gli ho spedito la lettera che ci era arrivata. Sembrava molto impaziente a riguardo." sospira appena posandosi stancamente sulla poltrona. La mano trema quasi quando porta alla bocca la tazza di caffè. Sembra che faccia uno sforzo notevole per mantenere la calma. "Dovevo immaginarmelo che si stava cacciando in qualche guaio.. ma anche se glie lo avessi detto.." scuote il capo "non mi avrebbe ascoltato. Sapete com'era no?" fa uno stanco sorriso dimenticandosi che l'investigatrice non ha mai conosciuto Elias. Si alza e , dopo esser andato allo schedario, torna con un fascicolo dal quale estrae una lettera. "Comunque sia.. mi è arrivata questa da lui, 5 mesi fa" porge la lettera ai presenti aspettando che la leggano (Lettera Je a JK). Mi ha spedito gli appunti di cui parlava.." estrae un fascicolo e porge anche questi ultimi ai tre, posandoli sopra la scrivania (Gli appunti di Nairobi di Jackson Elias)"ed inseguito ad un telegramma da Hong Kong nel quale chiedeva un anticipo, gli ho inviato immediatamente il denaro. L'ultima volta che l'ho sentito era il... " controlla sullo schedario "ecco.. il 16 dicembre scorso quando mi ha chiamato per telefono. La linea era disturbata, ma comunque potevo sentire la sua eccitazione, anzi.. sembrava quasi fuori di sè. Mi ha detto di esser stato in Cina, in Africa e che ora era a Londra e di aver fatto grandi scoperte. Diceva di aver visto cose incredibili.. si era messo a gridare di un mostruoso progetto di dimensioni planetarie... " sospira "a quel punto ho provato a dirgli di mantenere la calma e spiegarmi tutto... ma mi ha detto che non ne era calace. Ha accennato ad una data fatidica senza dirmi quale fosse.. e che doveva scoprire i tasselli mancanti del mosaico, ma che non poteva dire di più. Poi, quando gli ho detto della lettera per lui, ha chiesto di spedirgliela a Londra." fa spallucce. Li guarda e sospira.. "Inizialmente pensavo di non parlarvene.. ma visto come è andata" serra le labbra "dannazione... se solo non si fosse ficcato nei guai? che bisogno c'era" scuote la testa. "beh, comunque sia, nonostante quel che c'è scritto qua, non era pazzo. Incosciente sicuro, strano forse.. ma non pazzo, anche se da quel che si vede.. il dubbio a chi non lo conosceva poteva venire.. " mostrando loro un blocchetto di appunti e guardandoli in attesa che dicano qualcosa. (Le note di Jackson Elias)

Helen allunga la mano a prendere la lettera non appena Jonah la posa sulla scrivania e legge attentamente.. solleva lo sguardo su Jonah, l'espressione che lascia trasparire una certa perplessità <come mai non ce ne ha parlato subito? e poi ancora questa firma.. che significa Sangue e baci?

Jonah accenna un sorriso che esce fuori un po' tirato e molto stanco. "Sangue e baci" sospira "si riferisce alla prima volta che ci siamo incontrati io e Jackson.Ero andato in Inghilterra per tirarlo fuori di prigione dopo che lo avevano fermato per aver fatto scoppiare uns mezza rissa in un locale: in qualche modo c'entrava una bella cameriera. Aveva il volto coperto di sangue quando l'ho visto al che lui mi ha detto che ... 'per i baci di gratitudine di quella cameriera ne era ben valsa la pena'." sorride ancora una volta, poi prende di nuovo un sorso di caffè scuotendo il capo. "quanto al perchè non volevo mostravi gli appunti è perchè volevo che indagaste con Jackson e non su di lui.. Stava facendo un libro sulla spedizione Carlyle e se avesse voluto parlarvi delle sue scoperte lo avrebbe dovuto fare lui." fa spallucce "inoltre.. vedendo le ultime note che mi aveva inviato.. non volevo che vi faceste una strana idea sulla sua presunta pazzia. Non era pazzo.. ve lo assicuro." li guarda serio come a confermare quel che sta dicendo.

Helen lancia uno sguardo all'editore tornando a posare la lettera sul tavolo.. allunga la mano a prendere la documentazione e la scorre velocemente riservandosi di approfondire tutto in un secondo momento.. corruga la fronte vedendo il contenuto dei documenti e torna a guardare Jonah.. <avessimo saputo prima del contenuto magari potevamo anche comportarci in modo diverso.. si rende conto che ci ha esposto ad un rischio notevole tacendoci dei dettagli? che non lo sono poi tanto> continua a scorrere i documenti velocemente <la lingua rossa ricorda molto gli abiti dei tre che erano nella stanza di Jackson > si volta a guardare il sacerdote con aria eloquente e riserva a Jonah un'altra occhiata che mostra la sua perplessità

Ryan osserva i convenuti, in silenzio, poi sospira appena, poggiando una mano sulla scrivania.
"Premesso che queste storie di dei atavici non mi toccano neppure - il tono si fa secco, un po' duro, com'era quello dei suoi professori di teologia in Seminario - non credo fosse pazzo ma, di certo, si è lasciato trascinare dall'immaginazione."
Fa una pausa, sospirando di nuovo e guardandoli ancora, uno per uno, lo sguardo tipico dei sermoni dal pulpito.
"Il grosso problema del nostro compianto amico è stato mettersi sulla strada di qualcuno più fissato e terrorizzato di lui: oh, quanto male può il Demonio quando voltiamo le spalle al Signore. Dovremo fare molta attenzione... moltissima...".
"In quanto ad altri indizi, ecco a voi".
Il sacerdote cattolico estrae dal sotto tonaca i restanti indizi, dai fiammiferi in poi.
"Abbiamo qualcos'altro".

Sarah osserva tutti gli oggetti e cerca di ricordare se in qualche libro o da qualche parte ha mai sentito parlare di queste credenze. "Un dio del vento nero.." Mormora socchiudendo gli occhi mentre guarda gli appunti vari. "Lingua rossa..." Poi guarda i presenti.
"Qui parla di una cassaforte e di libri contenuti in essa..."

Kensington guarda ora la cantante sollevando lo sguardo quasi di scatto. "Come potevo immaginare che le persone di cui parlava l'avrebbero cercato?!" il tono è quasi irritato, ma venato di amarezza. "Come potevo immaginare che l'avrebbero ucciso e che vi avrei condotti verso un pericolo?! Jackson non mi aveva detto nulla del genere per telefono!" fa una piccola pausa e chiude gli occhi mettendo una mano a coprirli e pinzarsi poi la radice del naso tra pollice ed indice. "Forse.. forse se fossi stato più attento.. più lungimirante... ma" sospira "ormai è tardi. E Jackson è morto" il tono denota ora una tristezza infinita per poi guardare verso il sacerdote. "Lo so padre. Non credo neanche io a questa 'divinità del vento nero' ma sta di fatto che Jackoson è stato assassinato, forse perchè aveva visto o sentito troppo." lo guarda. "che intendete fare ora?" guarda i tre a turno.

Helen osserva Jonah in silenzio per qualche istante.. inspira lentamente quasi volesse contenersi e poi si appoggia allo schienale della sedia su cui si trova .. scosta il cappotto sfilando le braccia e lasciando che penzolino un po' scompostamente dalla sedia, non è il suo problema pricipale ora, lo guarda
<vorrei leggere con calma questi appunti e collegarli a quello che abbiano trovato e che sappiamo per vedere di ricavare un'idea il piu' possibile completa, per quello che mi riguarda sarei dell'idea di capire di piu' da questa storia e cercare se possibile di fare in modo che i colpevoli siano assicurati alla giustizia.. ho un aggancio che vorrei coinvolgere e che potrebbe darci una mano .. è un amico, se a voi sta bene.. > riferendosi a Cole che non ha ancora avvisato, li guarda uno dopo l'altro e dopo qualche istante legge di nuovo il dossier con aria attenta per trovare ogni indizio e riferimento, prende nota su un taccuino che estrae dalla borsa, il volto assume un'espressione concentrata

Sarah guarda i due poi Kesington, ha l'assoluta certezza che si pentirà di quello che sta per dire ma è talmente tanto stufa dei casi ridicoli che suo padre e i suoi fratelli le assegnano....
"signor Kesington," parla lentamente, fissandolo, "quello che dobbiamo fare adesso è capire chi c'è veramente dietro questa storia. Quello che dobbiamo fare ora è capire chi sono gli assassini e arrestarli." Poi indica di nuovo le cose che lui ha mostrato loro. "Non è possibile avere il permesso di vedere la casa del signor Carlyle e questi famosi libri di cui qui si parla?" E finalmente respira dopo aver parlato tutto d'un fiato.

Il prete sospira di nuovo, conscio che la situazione sta rapidamente sfuggendo a tutti di mano.
"Ma siamo certi di non voler lasciare tutto questo nelle mani della polizia e basta?"
Posa lo sguardo sulle due donne, poi sull'editore, poi sulla O'Connel, più serio.
"Ci hanno accoltellato e sparato addosso, stamattina, la signorina ha rischiato di rimanere in ospedale... non credete che sia meglio procedere con molta cautela, invece di lanciarci in avventure insensate?".