[PBF - MVN] - Capitolo 2: NewYork, il rosso e il nero

McGales guida la donna alla prima poltrona che incrocia sul suo cammino.
"Resti qui"
Poi si avvia verso Elias, mormora una preghiera in latino mentre passa una mano sulla sua fronte, in un rapido Segno della Croce e intasca con noncuranza i fiammiferi, nella tona a a fianco della lettera.
"requiescat in pace".
Quindi, torna verso la O'Donnel, sempre tenendosi il braccio dolorante, abbastanza confuso da tutto quanto accaduto negli ultimi minuti e alzando la voce solo per dire "Arriva questo medico? C'è una donna ferita!".
Altri due corpi giacciono riversi nella stanza, in un vero lago di sangue: ancora una volta il padre cattolico si avvicina ai cadaveri, appurandone la morte e, casualmente, frugando appena tra le vesti, cercando qualcosa mentre mette un po' a nudo le ferite, cercando segni vitali ormai vani.
"Si, lo so, è senza una gamba - dice, verso la folla che si va radunando - ma la Provvidenza può molto".

Il sacerdote, appurando la morte di Elias e dei due cultisti a terra, riesce a trovare alcune cose. Nelle tasche delle tuniche dei due cultista a terra, abbastanza arruffati, come se fossero stati presi e ficcati in tasca con una certa urgenza ci sono: una lettera scritta a macchina, priva di busta (Lettera), e due biglietti da visita uno molto elegante, l'altro molto meno; quest'ultimo presenta, nel retro, una scritta a penna con la calligrafia di Elias (Biglietto da visita elegante) e (Biglietto da visita), oltre quello una fotografia macchiata e sfocata. Raffigura un grande yacht all'ancora, circondato da giunche cinesi. Si vedono soltanto le prime lettere del nome del battello: "OSC.....". Sembra che nessuno si sia accorto delle azioni di "perquisizione" del prete, tutti attenti a guardare ancora lo spettacolo macabro.
Dopo qualche istante ritorna Preston, il ragazzo della reception, con un uomo sulla trentina, molto giovane per essere un medico, seguito da un agente di polizia che, vedendo la stanza, sposta rapido lo sguardo sui presenti "Cosa diamine è successo qui?" guarda il cultista senza gamba e l'arto staccato a qualche passo di distanza e si regge alla porta. "In nome del cielo... cosa avete fatto?" guarda i due, ma il dottore si intromette appena "Sergente... Le domande a dopo, se vorrà scusarmi.. " addocchia il sacerdote e la ragazza, per poi constatare la morte di Elias e degli altri.. torna dai due e da un rapido sguardo al taglio sul braccio di don Ryan e alla ferita sulla gamba di Helen. "Avete tutti e due bisogno di punti e... "fa una piccola pausa guardando Helen e toccando la ferita della donna facendole uscire un lamento di dolore "Dovremo estrarre il proiettile.. è stata fortunata.. non sembra aver leso nessun vaso importante." guarda il sergente di polizia con un cipiglio serio "Se vuole fare domande ci dovrà seguire.. porto i due in pronto soccorso." guarda la ragazza "ce la fa a camminare?"

Hellen osserva la folla nella stanza cercando di memorizzarne i volti.
Nota i ritrovamenti di don Ryan con una certa curiosità ma ancora non è il caso di chiedere di cosa si tratti..
All'arrivo del poliziotto non lo guarda e il volto che lascia trasparire che non sia proprio in forma.. la gamba le duole ma piu che altro sta cercando un sistema per togliersi dall'impiccio in modo indolore e rapido. Non risponde alle domande che pone il poliziotto guardando il medico con evidente aria sofferente "non credo di riuscire a camminare dottore.. "

"Non preoccupatevi allora.. appena ho sentito gli spari ho avvisato subito l'ospedale.. staranno venendo su con le barelle tra poco..." Dopo qualche istante, infatti, arrivano due barelle e dei barellieri. In una barella viene fatta sdraiare Helen, l'altra , il dottore, la accosta accanto al sacerdote. "Padre.. è meglio che si stenda.. anche se è solo una ferita al braccio può aver perso del sangue e non so quanto ce ne sia di suo in questa stanza" sospira appena. Il sergente si fa strada per avvicinarsi ai due. "Immagino che non infastidirò troppo i suoi pazienti, dottore, se chiederò loro come si chiamano e cosa ci facevano qui, no?" lanciandogli uno sguardo che non ammette repliche "Vi seguirò nell'ascensore così voi potrete fare il vostro lavoro, dottore.. e io il mio.." guarda ancora i due. Altri due agenti di polizia arrivano sul posto, parlottano un attimo con il sergente e rimangono a guardia della stanza. Il dottore, con fare professionale si avvia fuori dalla stanza mentre gli agenti transennano la zona e fanno sgombrare i curiosi. Il Dottore chiama l'ascensore con il pulsante, mentre il sergente, accanto ai due li guarda in attesa di risposta.

Helen è distesa sulla barella la ferita inizia ad essere ancora piu' dolorosa, fa una leggera smorfia e senza guardare il poliziotto gli declina le proprie generalità "Helen O'Connell, eravamo andati a trovare un amico.." la voce si rompe in un breve singhiozzo " ma .. siamo arrivati tardi, tutto quel sangue e quegli uomini che ci hanno assalito .. ci siamo solo difesi sergente.." porta la mano alle labbra scossa da un lieve tremito e tace

Metropolitan Hospital Center, ore 18.45
1901 First Avenue
New York, New York 10029

Il sergente lancia uno sguardo verso Helen "Va bene signorina.. si calmi. Appureremo tutte le vostre testimonianze" serio guardandola "Deve mettersi nei miei panni.. " la osserva per un attimo "vedere una gamba mozzata e sentirsi dire che 'vi siete solo difesi' è un po' complicato da credere." chiaramente perplesso, guarda anche il sacerdote come se si volesse scusare "Padre.. non dico che non sia andato come avete detto.. ma è mio dovere fare dei controlli e scrivere un rapporto per i miei superiori. Ci penseremo dopo che vi avranno medicato" Il dottore sospira brevemente sentendo il sergente e finalmente, quando l'ascensore arriva al piano terra, accompagna i due, aiutato da due infermieri, nell'ambulanza. Appena vengono messi dentro l'ambulanza, quest'ultima corre rapida verso il pronto soccorso del vicino "Metropolitan Hospital Center". Giunti al pronto soccoro ai due vengono prestate, dai medici e dagli infermieri, le cure del caso, estratta la pallottola dalla gamba di Helen, medicate le ferite alla ragazza e al sacerdote e applicati dei punti di sutura. Il tutto viene trattato con abilità ed efficienza.
Il dottore terminato il trattamento guarda i due "per me potete andare, se ve la sentite" li guarda "Non sforzatevi troppo.. " guarda la ragazza "soprattutto lei, signorina..." torna a guardarli entrambi. "per qualsiasi cosa siamo a vostra disposizione.. anche se spero non ce ne sia bisogno". Il Sergente, che aveva assistito in disparte si fa avanti accompagnato da altri due individui "Allora? che ne dite di fare due chiacchiere?" li osserva "come è andata? Dal principio." Tirando fuori il blocchetto degli appunti.

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MEDICI ED INFERMIERI su Helen O'COnnell

% PRONTO SOCCORSO= 95%
ROLL= 81
PUNTI FERITA GUARITI:1d3= 3

% MEDICINA= 80%
ROLL= 34
PUNTI FERITA GUARITI:1d3= 2

MEDICI ED INFERMIERI su Ryan McGales

% PRONTO SOCCORSO= 95%
ROLL= 23
PUNTI FERITA GUARITI:1d3= 1

% MEDICINA= 80%
ROLL= 02
PUNTI FERITA GUARITI:1d3= 3

DANNI
Helen O' Connell= 3
Ryan McGales= 0

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Il prete osserva il sergente, sospirando appena.
"E' una storia abbastanza semplice. Siamo amici dell'affittuario della stanza, il signor jackson Elias - osserva la cantante, come se cercasse conferma del nome - e volevamo incontrarlo, il suo editore ci ha indirizzati qui non più di... tre ore fa?"
L'aria si fa un po' cupa, preoccupata.
"Abbiamo raggiunto l'albergo, sentito grida dall'interno, rumori di... qualcosa che si rompeva e abbiamo sfondato la porta. Il resto... - rabbrividisce - è stato un massacro"
Quindi si volta verso la donna, un po' scosso.
"di ceto ho dimenticato i dettagli", dice, infine, al sergente, passando lenta una mano sulla ferita al braccio, come a sentirlo ancora presente.

"Direi che non ha scordato nulla.. è andata proprio così, c'erano tre uomini all'interno della stanza e Jackosn era riverso sul letto, privo di vita. Due ci hanno assaliti e l'altro è riuscito a fuggire"
Helen guarda il poliziotto mentre la tensione per quello cui ha assistito inizia a farsi strada man mano che si rende conto.. respira lentamente.. lo sguardo che va dal sacerdote al poliziotto

Il sergente annota qualcosa sul suo taccuino, poi li guarda alternativamente. "Mhmm" mugugna guardandoli. "Le ferite sul cadavere di quel pover uomo sembravano fatte, in effetti, dai coltellacci che abbiamo trovato sui due individui incappucciati. Ora gradirei vedere i vostri documenti ed eventuale porto d'armi - con fare serio - e sapere il nome di questo 'editore' che vi ha indirizzato qua. Per il resto ho ancora troppo poco per trattenervi, ma appena possibile e , di certo prima di lasciare la città, dovrete venire al Distretto di Polizia Numero 13, Al numero 112F della First Avenue" fa una piccola pausa, come se avesse un ripensamento. "Avete detto che uno di loro è riuscito a fuggire? E' fuggito a piedi?" mentre attende anche i documenti dei due.

Guarda il sergente ed annuisce, "l'auto era una spider nera, una Hudson del 1915 di New York, Sergente, l'ho rincorso per cercare di fermarlo.. ma è partita una raffica dall'auto che lo aspettava sotto alla scala antincendio e mi hanno colpito.. diciamo che mi è anche andata bene se riesco a raccontarglielo" cerca nella borsa i documenti ed il porto d'armi e li consegna al poliziotto

Annuisce, estraendo i documenti da sotto la tonaca.
"A lei...", porgendoli al sergente.
"Non ho visto la conclusione della fuga, stavo controllando lo stato dei... morti - accennando ai corpi nella stanza - l'editore, se non ricordo male, era Jonah Kensington, Prospero Press o qualcosa del genere".

"Già, fortunata.. sembra proprio di sì." annuisce il sergente alla ragazza prendendole i documenti, poi annuisce anche a McGales "Capisco, padre..." terminando di scrivere le dichiarazioni sul suo taccuino e prendendo anche ciò che gli sta dando il sacerdote. Guarda i documenti rapidamente, ma con attenzione, quindi annota qualcosa sul taccuino e li rende ai legittimi proprietari. "Per ora credo sia tutto.. a meno che non vogliate dichiarare qualcos'altro. Forse il tenente Poole, al distretto, vi vorrà fare altre domande." li osserva, rapido, quindi fa cenno ai due agenti che lo accompagnavano. "Torniamo alla centrale." poi s rivolge di nuovo ai due per un breve saluto "Padre Ryan.." china il capo con tono cortese, "Signorina O' Connell..." saluta anche lei per poi fare un cenno al medico e ai dottori e infermieri. Rapido esce dal pronto soccorso accompagnato dai due agenti. Il dottore che li ha curati li guarda. "Beh.. anche per me potete andare.. non siete proprio come nuovi.. ma se non vi farete sparare di nuovo" sorride "vedrete che il recupero sarà veloce"

Sorride al medico salutandolo.. <Grazie dottore, vedro' di fare del mio meglio, glielo assicuro> si sposta di qualche passo verso l'uscita e guarda il sacerdote in volto ancora un po' pallida.. <andiamo da Jonah e vediamo di capire cosa sia accaduto, che ne dice?, oppure possiamo cercare di avere qualche informazione dai dati che abbiamo prima di andare da lui..> parla a bassa voce in modo da non essere udita da altri, attende risposta meditando sul da farsi..

Il prete annuisce alla donna.
"Si, usciamo di qui..." e si avvia fuori dall'ospedale.
Cercando di non muovere il braccio ferito, guida la cantante nel piccolo parco antistante il complesso ospedaliero e va verso una panchina, rimanendo in silenzio, pensieroso.
La situazione ha un che di "non quadrato", così come quella donna.
"Non so se l'editore potrà esserci d'aiuto... - dice, invitandola ad accomodarsi sun una panchina - c'è qualcosa di strano in questa storia, a partire dalla spedizione".
E porge la lettere della biblioteca alla sua compagna.
"era sul corpo del nostro amico... non mi dica perchè l'ho preso, è stato un istinto".

Siede accanto al sacerdote sulla panchina, lo ascolta in silenzio pensierosa, prende la lettera che le porge leggendola velocemente, guarda di nuovo il sacerdote inspirando appena.. <il signor Jonah deve saperne qualcosa visto che l'indirizzo di risposta è il suo ed è di due mesi fa.. sul corpo degli altri ha trovato nulla? facciamo il punto della situazione, cos'abbiamo a disposizione?>

Trascorso qualche momento di silenzio da parte del prete che pare in catalessi perso in chissà quali pensieri Helen si alza e lo guarda.. le mani sui fianchi per un attimo, poi lascia che le braccia scendano parallele al corpo <don Ryan, io intanto mi incammino, anzi, pensandoci forse è meglio che prenda un mezzo, non è che cammini proprio benissimo> avvertendo un lieve dolore che le ricorda di non essere in perfette condizioni fisiche

"Eh?"
Il padre si riprende dal suo soporifero pensiero e dalle elucubrazioni liturgiche della giornata.
"Ma scappare è proprio una mania, allora..."
E riprende con se i piccoli indizi, meditabondo tra il consegnarli alle autorità e il seguirli da solo, mentre si alza e si avvia alal ricerca di un taxi.

Chiama un taxi, non appena arriva vi sale e gli da l'indirizzo della prospero press, l'espressione del volto ancora seria per quello che è avvenuto, rilegge ancora la lettera che è stata trovata su Jackson Elias.. le labbra che si serrano, aspetta di arrivare a destinazione

In breve Helen O'Connell e Ryan McGales, dopo una corsa in taxi non troppo lunga (costo 0.8 dollari) raggiungono rapidi la Prospero Press Publishing. Mentre stanno per varcare l'ingresso della redazione, vedono uscire dalla stessa uno dei dipendenti di Jonah Kensington. Il ragazzo, vedendo il sacerdote e la cantante piega un attimo il capo "A quanto pare c'è il via vai oggi in redazione" sorride "ma vi fate vedere tutti all'orario di chiusura?" il tono è quasi scherzoso, lascia comunque la porta aperta per farli entrare.

Helen indossa il cappotto che porta slacciato su un completo color sabbia che si adatta al colore del cappotto, la bruciatura del foro di proiettile è visible ma non con il cappotto indossato, guarda il ragazzo e sorride alla sua battuta, "che ci vuol fare.. sembra fatto apposta ma le assicuro che è del tutto casuale" con l'aria di chi si vuole scusare, sorride al ragazzo ed entra nella redazione andando verso l'ufficio di Jonah cammina un po' a fatica ma adegua il passo e cerca di muoversi abbastanza normalmente, bussa alla porta del capo attendendo di poter entrare,