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[PBF - MVN] - CAPITOLO 1: Quando si chiede aiuto e la ruota inizia a girare.

Ultimo Aggiornamento: 23/07/2007 11:03
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Città: TORGIANO
Età: 44
Sesso: Maschile
Custode
23/07/2007 03:08

[PBF - MVN] - CAPITOLO 1: Quando si chiede aiuto e la ruota inizia a girare.
*****BREVE RIASSUNTO*****

[CUSTODE]
Giovedì 8 Gennaio 1925, ore 17.00
Washington Street, 312 - BOSTON
Appartamento Helen O' Connell

La neve scende lenta sul manto già presente da vari giorni nella città di Boston. Fuori le poche persone presenti camminano rapide cercando riparo dal freddo, con pesanti cappotti. Uno strillone, con voce chiara, ma rotta dai brividi, annuncia l'edizione del Boston Globe. Il fuoco nel camino scoppietta appena richiamando l'attenzione di Helen. L'appartamento è elegante ed arredato con gusto, ma non sfarzoso. Sopra alcune mensole si possono intravedere alcune suppellettili
collezionate dalla cantante nei molti suoi viaggi, sia in America che, soprattutto, fuori. Varie foto della cantante in posti "esotici" sono appoggiate nella mensola sopra il camino. In un angolo del tavolo in noce vi è, aperta, una busta recante come mittente "Miss. Tiffany A. Olsen", amica di Helen. La lettera è stata già letta da Helen
"Ciao Helen,
sono così contenta che sei tornata! Questo viaggio è stato più lungo degli altri e, come al solito non hai detto a nessuno dove andavi, sei sparita e non si è saputo più niente di te. Quando è che me lo
presenterai, eh? Ti capisco, cara, che vuoi tenerlo tutto per te: una persona che spende come lui per corteggiare una donna è più unico che raro... di questi tempi poi. Ma ora arriviamo alle cose importanti. Volevo ricordarti dell'inaugurazione dell'orfanotrofio di cui avevamo già parlato e per il quale avevamo fatto quella donazione, ricordi? Ci sarai vero? Ci sarà anche il sindaco, non puoi lasciarmi sola anche questa volta. Beh, comunque sia ne parleremo.. il 10 gennaio avrò un
po' di tempo libero nel pomeriggio, così potremo metterci d'accordo su come arrivare, cosa indossare e tu magari mi racconterai del tuo ultimo viaggio. Ora ti saluto, cara.
Un abbraccio dalla tua amica
Tiffany Amanda Olsen"
Un mazzo di fiori è stato messo su un vaso e fa bella mostra di se su di un basso tavolinetto in stile antico. Accanto al vaso un biglietto con scritto "Perché tu possa non dimenticare la Germania e le sue stelle, come io non dimentico la mia, tuo Cole"

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Helen si avvicina alla finestra, scosta la tendina ed osserva i larghi fiocchi di neve volteggiare lentamente sino a posarsi sulla neve. Resta a osservare la Signora Sanders, che abita nella villetta davanti al suo appartamento, che miracolosamente riesce a non far precipitare al suolo i pacchi e pacchetti che regge fra le braccia, mentre tenta di aprire la porta di casa, sorride scuotendo appena il capo, il suo sguardo scorre fino allo strillone. serra appena le labbra in una smorfia buffa mentre guarda il cielo bianco..Poi Indossa il cappotto di cashmere con il collo di volpe argentata ed esce sotto la neve per andare a prendere il giornale..rientra a passo rapido scorrendo solo i titoli, posa il giornale sul tavolino basso ripromettendosi di leggerlo dopo .. "Adesso una bella tazza di the", mormora mentre va verso la cucina e mette il bollitore sul fuoco, intanto che aspetta il fischio del
bollitore verga due righe in risposta per Tiffany:
" Mia cara se non ho impegni dell'ultimo momento sarò lieta di andare a quei noiosissimi ricevimenti che tu adori..passami a prendere così mi aiuti a scegliere l'abito un abbraccio amica mia. Helen O'Donnel"
Versa il the e porta la tazza sul tavolinetto accanto ai fiori , posa la risposta accanto al vaso, proprio sotto il biglietto Cole, osserva l'insieme e sorride con aria enigmatica, siede in poltrona prende un
lungo sorso di the, e prende il giornale iniziando a leggere con attenzione..

[CUSTODE]
Il Boston Globe, appena acquistato, non sembra avere notizie interessanti al momento. Articoli sulle varie mostre che si svolgono in città, sull'arrivo di un importante banchiere inglese che giungerà a Boston il 13 Gennaio e l'elenco dei vari eventi mondani della città. La pagina della cronaca nera riporta un conflitto a fuoco in un magazzino sul porto che conteneva casse di alcolici vari, tra alcuni
fuorilegge, sicuramente affiliati a qualche gangster della malavita, e la polizia affiancata dagli Agenti del Tesoro. I criminali sono stati catturati, un agente di polizia ucciso e due feriti. Ancora Helen non ha terminato di leggere il giornale quando sente qualcuno bussare alla porta...

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Helen, sentendo bussare appoggia il Boston Globe sul bracciolo della poltrona, sbircia dalla finestra per vedere se c'è qualcosa di diverso dal solito e poi va alla porta, la catenella ancora inserita, senza
aprire chiede chi è..

[CUSTODE]
"Signorina O' Connell? Helen O' Connell è lei?" la voce sembra quella di un ragazzo abbastanza giovane. "C'è un telegramma per lei" fa una piccola pausa nella quale lo si sente rabbrividire ed appoggiarsi alla porta "E' arrivato un ora fa, ma sa.. con tutta questa neve... non si possono fare le corse..."

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Ascolta il ragazzo, apre la porta di poco per vedere chi è, la mano appoggiata alla catenella che blocca la porta, accenna un sorriso ed annuisce "Mia sorella non è a casa, lasci pure a me grazie ci penso io.." allunga la mano senza tuttavia aprire la porta del tutto, osserva il ragazzo con attenzione, valutandolo

[CUSTODE]
Il ragazzo piega un attimo il capo.. E' sui 16 anni, capelli biondi con un taglio non troppo mascolino. La corporatura è eccessivamente magra, il volto coperto di lentiggini. Ritira un attimo la mano con la quale stava tendendo il telegramma... "Non so se posso.. in genere consegniamo direttamente di persona.. sa per evitare problemi.." sembra tentennare con la testa con fare valutativo, poi la guarda un attimo "Ritorna presto sua sorella?"

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Osserva il ragazzo e sorride con aria rassicurante tentando di convincerlo "torna questa sera sul tardi.. si fidi gliela farò avere.. "

[CUSTODE]
Il ragazzo la osserva per un attimo cercando anche di dare una sbirciatina alla casa dalla fessura. Accenna un sorriso alla ragazza, quindi dopo un poco annuisce "d'accordo signorina.. la ringrazio.
Stasera non posso certo capitare, lavoro ai magazzini nella parte est e siamo dall'altra parte di Boston" fa un piccolo sospiro, dal quale si percepisce la stanchezza del ragazzo, e rabbrividisce per un istante, quindi tende il telegramma ad Helen. "Ecco a lei.." la guarda per un attimo rimanendo in attesa di qualcosa, fuori la porta. [OFF: Consultare i file "Telegramma JE.pdf" e "Jackson Elias.pdf"]

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Prende qualche moneta per lasciare la mancia al ragazzo e gliele allunga attraverso la porta, dopo aver ritirato il telegramma "Grazie mille, non si preoccupi, glielo consegno di sicuro, devo firmare
nulla?" senza accennare ad aprire la porta ma con l'espressione del volto cordiale

[CUSTODE]
"Grazie mille miss." Sorride felice intascando la moneta con una velocità che ha dello straordinario. "Solo una firma qua" sorride ancora il ragazzo contento forse di aver salvato la serata da un
doppio lavoro. Con la mano tende un piccolo registro ed una penna indicando dove firmare

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Prende il registro per firmare, nel farlo resta dalla parte del muro per un istinto condizionato, un po' spostata indietro rispetto all'apertura. Rende penna e registro al ragazzo sorridendo, sembra un
po' impaziente e i suoi modi sono appena più sbrigativi ma sempre cortesi

[CUSTODE]
Il ragazzo sembra quasi non notare i modi di lei, recupera la penna ed il registro e fa un leggero inchino, togliendosi il cappello. "Le auguro buona serata, Miss. E grazie di tutto" sorride allegro, quindi, come un fulmine, corre via scendendo rumorosamente le scale. Dopo poco è già in strada pronto per un altra consegna.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Helen Legge il Telegramma che proviene dal suo amico Jackson Elias
"Notizie spedizione Carlyle STOP
Bisogno gruppo investigativo STOP
Arrivo New York STOP"
sospira fessurando appena gli occhi .. subito le viene in mente il cappellano che ha conosciuto insieme a Jackson durante uno dei suoi innumerevoli viaggi, cerca il numero di telefono e lo richiede al centralino .. la ragazza attende per un poco, poi aggancia la cornetta, non sentendo
risposte,, inizia a camminare su e giù per la stanza pensando al da farsi, richiama il centralino chiedendo di essere messa in contatto con la Prospero Press di New York .... attende

[CUSTODE]
Intanto.. nella parrocchia di St. Paul…

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
"Ite, missa est".
Le campane risuonano scandendo il ritmo di fine messa, mentre don McGales, o padre Ryan come lo chiamano all'americana, si allontana dietro ai tre chierichetti della sua parrocchia.
Un saluto, una carezza ai bambini, un dolcetto ricordo di quelli delle suore dell'Immacolata che stanno dall'altra parte della piazza... e va bene così. La sacrestia di St. Paul è fredda e umida, probabilmente perché scavata nella roccia: Ryan si sfila gli abiti talari, neri, da funerale, e li appoggia sul tavolo al centro della stanza, osservando l'orologio sul muro di fronte.
"E' tardi..." Le scale che dalla sacrestia salgono in canonica sono ripide, umide e scivolose, come fossero scavate nel tufo: lì fa freddo estate e inverno, la neve non c'entra. Affiora qualche ricordo, mentre sale gli scalini, un passo per volta: sembra di essere sotto terra, nel suo abbraccio, come accadeva in quelle notti umide e piovose delle trincee francesi. Verdun.
St. Paul è una parrocchia di periferia, poco distante dalla base militare: Sua Eccellenza l'arcivescovo, in carenza di sacerdoti, ha affidato entrambi i compiti a Ryan, che ora si divide tra il circolo ufficiali, le passeggiate per la base a salutare i soldati e le messe parrocchiali, mentre vive in canonica, lontano dalle trombe e dai fucili dell'esercito. Così, spera, sarà più facile ammorbidire i
ricordi cupi della campagna d'Europa. Un telefono inizia a suonare proprio mentre Mrs Dreinwood lo tampina con le solite richieste. "Padre, venga a benedire casa mia, questa settimana... sono anni che non passa un sacerdote..." Ryan annuisce, promette che vedrà di trovare un momento libero, poi indica il soffitto con un dito come a ricordare alla signora che c'è un telefono che l'aspetta e si avvia sù per le strette scalette. "Drin" Sulla soglia della porta c'è un plico di lettere, deve averlo lasciato
la perpetua prima di andare a fare la spesa: c'è anche qualcosa dalla Curia. Male, non sono mai buone notizie.
Ryan traffica con il mazzo di chiavi, quasi dovesse forzare la serratura: la porta è da aggiungere ai pezzi di parrocchia da riparare. "Drin". Uno squillo di troppo, sembra quasi strozzato. Il parroco scozzese entra, appoggia la posta sul tavolo e si lancia, quasi, sul telefono. "Pronto?"
Ma dall'altra parte c'è solo il silenzio.

[CUSTODE]
Torniamo ad Hellen che, non ricevendo risposta dal sacerdote, telefona alla Prospero Press.
Il telefono squilla molto anche in questo caso.... Dopo qualche istante si sente la voce di un ragazzo "Prospero Press Publishing, pubblicazioni al vostro servizio..." con tono squillante. "Cosa posso
fare per lei?"

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
"Buongiorno, sono Helen O'Connell, avrei necessità di parlare col suo capo per una questione urgente .. me lo puo' passare per cortesia?" Helen risulta cordiale e vivace dal tono di voce ma si avverte una certa urgenza..

[CUSTODE]
"Mi spiace miss O' Connell, ma al momento il signor Kensington è uscito per affari.. Sembrava molto indaffarato dopo aver ricevuto un telegramma. Ha detto che comunque sarebbe tornato presto.. appena sistemata una questione. La devo far richiamare?"

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
“Certo che mi deve far richiamare, mi può contattare al numero BN 03471 di Boston e mi raccomando” il tono di voce che sottolinea quanto ha appena detto “è davvero urgente .. la ringrazio buona giornata.”
Abbassa di nuovo la cornetta e va ad infilare il cappotto per uscire diretta alla Biblioteca pubblica.

[CUSTODE]
Nella parrocchia di St. Paul il nostro sacerdote non si da per vinto:

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Ryan rimane a guardare la cornetta silenziosa per qualche secondo, maledicendo Mrs Dreinwood per le sue futili chiacchiere. D'altronde, c'è la moderna tecnologia. Inserisce sul disco rotante il numero del centralino, sospirando, mentre uno sguardo cade sul vetro appannato del piccolo salotto della canonica: fuori fa decisamente freddo e la neve ricopre tutti i tetti. I lineamenti del paesaggio sembrano schiacciati, smussati dal manto di neve. "Buongiorno. Mi può ripassare il numero che mi ha appena chiamato? SI? grazie". Un sorriso fa sempre bene, anche a una centralinista.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Un attimo prima di uscire di casa per andare in Biblioteca sente il telefono squillare.. si volta e rapida va a rispondere, l'espressione del volto speranzosa.. : "Pronto?"

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Una voce femminile. "Buongiorno, sono don McGales, della parrocchia di St. Paul. Ho ricevuto una chiamata da questo numero poco fa..." la voce, c'è qualcosa nella voce. Ryan lo sente, è come se fosse già nota: nessuno visto di recente, nessuno troppo conosciuto. ma già sentita...

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Sentendo il nome di chi è all'altra parte dell'apparecchio.. sorride e con la mano fa un piccolo gesto a sottolineare il fatto che l'abbia richiamata: "Finalmente! sono Helen O'Connell, padre McGales.. si
ricorda di me? se non sbaglio lei è in ottimi rapporti con Jackson Elias.. "fa una piccola pausa per permettergli di rispondere..

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Un sopracciglio del prete scatta verso l'alto. "Buonasera signorina. E' davvero un piacere risentirla... dopo tutto questo tempo. Jackson Elias, si, certo, lo conosco. Per quale motivo me lo chiede?

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Si sfila una manica del cappotto mentre parla la fiamma del camino che scoppietta allegramente mentre dalla finestra si vede ancora la neve che continua a cadere, con un gesto automatico sistema i capelli, l'aspetto di Helen è come sempre curato e i modi cordiali lasciano trasparire una certa eleganza innata.. riprende a parlare.. "ho ricevuto un messaggio da lui poco fa e dovrei rintracciarlo, lei ha sue notizie? sa dove si trovi?" di nuovo tace sfilandosi l'altra manica del cappotto che appoggia alla spalliera della poltrona accanto a lei.

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Ryan scuote il capo, mentre storce le labbra, poi risponde cordiale alla strana signora.
"No, mi spiace, non lo sento da un po'. L'unico contatto che potrei darle è il suo editore, Jonah Kensinghton, credo sia di New York. Può provare a chiedere a lui".

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Annuisce appena con l'espressione appena delusa, "capisco..ho contattato prima di parlare con lei l'editore ma non c'era.. ho ricevuto un telegramma dove mi annunciava che aveva bisogno di aiuto
per fare delle indagini riguardo al caso Carlyle.. e che si sarebbe recato a New York, devo mettermi al lavoro, lei potrebbe darmi una mano? " il tono di voce speranzoso.. gesticola lievemente mentre
parla dopo una breve pausa riprende. "Pensavo di andare a New York a questo punto ma almeno prima volevo parlare con il Signor Kensington" tace di nuovo rigirando una ciocca di capelli fra le dita.

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Ryan osserva la finestra, un po' perplesso da questa donna che lo chiama, dopo anni che non la vedeva, per proporgli... cosa, poi? Chiedergli aiuto? Ma in che modo? E poi, indagine?
"Signora, sarò ben lieto di aiutarla - gentilezza cattolica di default - cosa avrebbe intenzione di fare? Credo che la cosa più saggia sarebbe attendere l'editore..."

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
“Si certo intanto provo a contattarlo di nuovo era solo per sapere se lei è disponibile visto che siete in buoni rapporti non so se le può interessare.. e se ha notizie di Jackson gli dica di mettersi in
contatto con me per cortesia ora la saluto. devo andare mi scusi se l'ho disturbata padre” Il tono della voce come sempre è educato e gentile prende con la mano libera il cappotto appoggiato sulla
poltrona e si prepara ad indossarlo nuovamente

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Il parroco di st. Paul annuisce all'interlocutrice: qualcosa scoppietta sul fuoco, la perpetua deve aver lasciato un piatto al caldo, c'è un ottimo profumo. "le farò sapere, va bene. " Poi inclina la cornetta, sicuro che sia andata. "Uh, ancora una cosa se permette..."

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Sta per mettere giù la cornetta quando lo sente parlare.. l'appoggia ancora all'orecchio
"mi dica padre" incerta se ci sia ancora fa un tentativo

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Uffa, prima o poi la smetteranno con 'sto padre. Sono cattolico, da noi padri son monaci, non sacerdoti. Dovrò farmi vescovo...
"Di che indagine parlava? se posso chiederlo..."

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
“Non sono pratica” si sente una leggera risata “mi dica lei come la devo chiamare... per quanto riguarda l'indagine non so ancora nulla, devo sentire prima il nostro comune amico che mi ha inviato un telegramma molto stringato dicendo che gli serviva un gruppo di indagine .. pare che riguardi il caso Carlyle e che lui stia andando a New York, strano non le abbia detto nulla .. mi pareva foste molto Amici” mentre parla arrotola una piccola ciocca di capelli intorno all'indice senza quasi rendersene conto.

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Ryan continua a dare un'occhiata fuori, mentre discute con la donna misteriosa: l'odore dalla cucina si fa intenso, così come una certa curiosità... e appetito.
"Senta, perché non ci vediamo per parlarne? Sono certo che di persona ci capiremo meglio".
Un pensiero, strano, lo attraversa: coniglio o tacchino? L'odore è dubbio, ma di arrosto si tratta.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
"Per me va bene.. lei può spostarsi? io mi trovo a Boston in questo momento con in previsione, se Jackson ha bisogno, di fare un viaggetto a New York, potremmo anche trovarci li, visto che si sposta potremmo vederci fra qualche giorno alla Casa editrice di Jackson Elias.. che ne dice? "
Aspetta, ma se la vedesse capirebbe che è impaziente di uscire.. serra ritmicamente la mandibola fra un frase e l'altra. lo sguardo che corre all'orologio a pendolo appeso alla parete e il pensiero rivolto
alla biblioteca che teme stia per chiudere..

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Ryan sospira, perplesso dall'offerta, che ha scatenato lui. Forse avrebbe dovuto tacere.
No, avrebbe dovuto tacere, per certo. Sente nitidamente che questa telefonata sarà solo l'inizio, di qualcosa di decisamente peggiore. Perché i preti si mettono sempre nei guai? "Si - risponde - mi sembra una buona idea".
Prende un foglio, scrive un paio di appunti.
"Avviserò la mia curia... cosa ne dice di vederci tra tre giorni, nel primo pomeriggio?"

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Annuisce come se potesse vederla, fa un rapido calcolo mentale.. " Va bene fra tre giorni alla Prospero Press di New York, ma lei dove si trova? se è qui vicino e si fida.. possiamo andare insieme e intanto durante il viaggio analizzeremo le cose" di nuovo porta lo sguardo al pendolo che batte i secondi scandendoli nel silenzio della stanza

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Sospira di nuovo, il parroco di st. Paul. "Ha una macchina? potrebbe essere un buon modo per tagliare i tempi. Ma se la sente di guidare sino a New York? oltretutto, con questa neve... forse sarebbe meglio il treno." Altra occhiata all'arrosto, senza dimenticare di passare dal crocifisso.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
"Si ho una macchina e prendendola saremmo più liberi di muoverci, se è il caso potremmo al limite fermarci per la notte, mi piace guidare e se lei ha la patente può sempre darmi il cambio"
Con un lieve sospiro, si passa la mano vicino alla tempia sentendo un lieve mal di testa avanzare

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
"Ottimo" Ryan rimane perplesso, ma non si può negare che in auto ci metteranno invariabilmente di meno. Ammesso che arrivino, evitando incidenti, rapine, neve, nebbia, tempeste, tormente, errori di orientamento, lenti autobus e quant'altro.
"Io, comunque, partirei al mattino... ma... che ne dice se ci risentissimo domani, per pianificare meglio la cosa?" Se sapessero in curia che un sacerdote si ferma a dormire fuori...

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
"Come preferisce, ci risentiamo domani in mattinata per definire i tempi, Jackson arriva a NewYork ma non so quando.. se siamo fortunati arriveremo più o meno insieme. A domani allora"
ha una breve esitazione non sapendo come chiamarlo omette.. Abbassa la cornetta agganciandola. Si infila il cappotto, copre il capo con cappellino infila le soprascarpe per proteggersi dalla neve, pronta a fiondarsi in biblioteca. Un'occhiata rapida allo specchio ed esce di casa cercando di non
finire gambe all'aria su qualche tratto scivoloso, diretta in biblioteca.

[CUSTODE]
Giovedì 8 Gennaio 1925, ore 18.30
Stone Street, 13 - BOSTON
Biblioteca pubblica

Per strada è già quasi buio quando Helen esce dall'appartamento. La neve continua a cadere e la temperatura è molto bassa. Alcuni mendicanti si infilano nei vicoli cercando un qualche riparo dal vento freddo.
La strada che separa l'appartamento di Helen dalla biblioteca non è molta, e dopo qualche minuto raggiunge l'edificio. Si tratta di una costruzione grande e bassa a pianta rettangolare, forse ricavata da una vecchia chiesa ormai sconsacrata. Le pesanti porte si aprono silenziosamente al tocco di Helen per farla accedere all'interno. All'interno vi è un grande salone di ingresso, con ala sinistra il banco della portineria, dove una impiegata sulla sessantina segna i nomi dei visitatori che entrano in un grande registro ormai quasi pieno. Tutte le pareti sono rivestite in legno, pesanti tende sono appese alle pareti a coprire le parti non rivestite. Tutto l'edificio è ampiamente illuminato per permettere una più agevole lettura dei testi. L'impiegata alza lo sguardo verso Helen osservandola per un attimo senza parlare poi china appena il capo facendo un sorriso "Buonasera, signorina..." attendendo che ora si presenti e le fornisca i documenti per essere registrata.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Guarda la signora al banco e posa la borsa sul piano per estrarre i documenti e registrarsi, le tende il passaporto per la registrazione.
"Sono Helen O'Connell, vorrei consultare le notizie riportate sui giornali riguardo al caso Carlyle degli ultimi sei mesi"
Guarda l'impiegata della biblioteca in attesa.. un leggero brivido di freddo la scuote mentre ai piedi, la neve attaccata alle soprascarpe si scioglie formando una piccola pozza

[CUSTODE]
Giovedì 8 Gennaio 1925, ore 20.00
Stone Street, 13 - BOSTON
Biblioteca pubblica

La bibliotecaria registra rapidamente il nome della ragazza e le lascia un cartellino per circolare all'interno, indicandole poi l'ala ovest della biblioteca e di mettersi alla ricerca.. Come si poteva
intuire dall'esterno l'ambiente è enorme e diviso su due piani. In particolare libri riguardanti la storia locale della città e libri riguardanti la narrativa occidentale coprono quasi tutta un ala della biblioteca. La parte relativa all'archivio dei giornali locali, è vasta, ma non eccessivamente. Dopo circa un ora e mezza Helen non riesce a trovare molto a riguardo della spedizione Carlyle. Quando la biblioteca sta ormai per chiudere Helen, tirando le somme, riesce a capire che, probabilmente, Boston non è la città dove ricercare informazioni, ma New York, città dove viveva Roger Carlyle. La ricerca, nonostante tutto, non si è dimostrata infruttuosa: Helen riesce a trovare due articoli riguardanti la spedizione Carlyle. [visionare i file "Pettegolezzi dalla grande mela.pdf" e "La
spedizione Carlyle salpata per l'Inghilterra.pdf"]. Intorno ad Helen ora la maggior parte della gente viene accompagnata verso l'uscita . Un assistente si dirige verso di lei "Signorina.. mi spiace" accenna un sorriso guardandola negli occhi. Sembra realmente dispiaciuto. "dobbiamo chiudere."

--
[OFF]
Check Biblioteconomia
Roll 42: riuscito
Roll 49: riuscito

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Guarda l'addetto con aria dispiaciuta .. lo fissa sfoderando il suo miglior sorriso
"le sarei davvero grata se mi lasciasse cercare ancora .. solo 10 minuti la prego"

[CUSTODE]
L'addetto guarda Helen e l'orario sull'orologio a pendolo, poi si abbassa appena un po' verso di lei accennando un sorriso. "Solo dieci minuti signorina... davvero non posso fare altro." sussurra.
Hellen continua a cercare per altri 10 minuti, ma il risultato, purtroppo, è il medesimo. Non sembra esserci nessun altro articolo riguardante la spedizione, solo un titolo che rimanda ai giornali
locali di New York: "Confermato il massacro della spedizione Carlyle"

--
Roll 15: riuscito
(Nota del Custode: non mi esprimo sul c.. ehm.. sulla fortuna di
questa donna ^__^)

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Ringrazia l'addetto con uno smagliante sorriso, lo guarda con gli occhi che brillano quando trova il titolo che rimanda al giornale di NewYork "La ringrazio .. mi ha fatto un enorme favore"
prende nota di tutto e raccoglie le sue cose. Rapida esce dalla biblioteca diretta di nuovo a casa, la mente che abbina i pochi dati di cui dispone mentre cammina veloce.

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Ndr contro il c.. non c'è ragione che tenga ghgh

[CUSTODE]
Giovedì 8 Gennaio 1925, ore 20.25
Washington Street, 312 - BOSTON
Appartamento Helen O' Connell

L'addetto accenna un sorriso con le guance leggermente arrossite per l'imbarazzo dovuto all'espressione di lei. "Di nulla, signorina" sorride per poi farle un piccolo inchino in segno di saluto e procedere con la chiusura delle varie imposte della biblioteca. La donna all'ingresso segue l'uscita di Helen con lo sguardo, appuntando poi l'orario di uscita sul registro. Le luci dei lampioni illuminano le strade della città di Boston. La neve ha formato uno spesso manto, ma non fiocca più e, gli impiegati del comune, sono già all'opera per liberare le strade con pale e sacchi di sale. La luna, nel cielo, si specchia nel manto innevato di Boston facendolo rilucere di una luminosità argentea. Poche persone comunque sono in strada per potersi godere lo spettacolo. Helen rapida, ma non troppo per evitare di scivolare nel ghiaccio, fa ritorno a casa. Già prima di aprire la porta sente il telefono che sta squillando. Helen apre la porta e il telefono squilla ancora...

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Entra in casa e corre verso il telefono, il fuoco nel camino sta quasi per spegnersi ma adesso ha cose più importanti da fare.. la mente che continua a pensare alle cose lette sui giornali. Si era scordata di
quel caso che quando successe fece notizia.. c'è qualcosa che le frulla in mente ma che non focalizza ancora bene.. intanto risponde.. "pronto?.." sperando di essere arrivata in tempo..

[CUSTODE]

Dall'altro capo del telefono si sente una voce di un uomo che sembra che stia parlando con un altro.. "Uhmm.. non sembra esserci nessuno.. sicuro che il numero era ques.." si blocca sentendo Helen rispondere "Buonasera signorina...Sono Jonah Kensington della Prospero Press di New York." la voce è cortese, cordiale. "Un mio dipendente mi ha detto che aveva chiamato, poco fa e che mi cercava, ma non credo che ci conosciamo..." attende.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
"Signor Kensington!" La voce di Helen lascia trasparire il sollievo per esser riuscita a rispondere in tempo. " no.. in effetti non ci conosciamo ma.. ecco vede sono un'amica di Jackson Elias e dovrei
rintracciarlo so che lei è il suo editore e speravo potesse dirmi come.. ho ricevuto un telegramma da lui dove mi diceva che stava venendo li.. lei sa mica quando e dove alloggi? è da molto che non lo
sente?" Il tono di voce sincero di Helen sottolinea le parole con una lieve enfasi .. l'immagine che si riflette nello specchio rimanda un volto appena arrossato per il freddo ma anche un po' trepidante. la mano che muove con eleganza a sottolineare le parole.. attende sperando di riuscire gradevole all'uomo dall'altro capo dell'apparecchio per ottenere le informazioni che gli ha chiesto..

[CUSTODE]
L'uomo dall'altro capo del telefono non risponde subito. Dopo qualche istante parla con voce perplessa "Ha ricevuto anche lei un telegramma da Jackson?" altra piccola pausa. "Beh.. a dire il vero no. Non so dove deciderà di alloggiare. In genere comunque sceglie di alloggiare al Chelsea Hotel, che non è molto distante da qui." poco dopo una nuova pausa.. "mi scusi la domanda, signorina, non voglio essere indiscreto..." il tono è sempre molto cordiale e garbato. Si
percepisce che chi parla è una persona colta. "come ha conosciuto il signor Elias?"

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Ascolta con attenzione le parole dell'editore percependo il suo tono di voce..
"Siamo amici da tanto tempo, ci siamo conosciuti in viaggio e siamo rimasti in contatto .." pare esitare appena .. "anche lei per caso ha avuto un telegramma da lui? e magari le accennava a qualcosa che doveva risolvere?" il tono è appena più esitante non volendo scoprirsi troppo, non sapendo bene in che rapporti sia l'uomo con Jackson .. attende la sua risposta..e le dita prendono quasi involontariamente a girare una piccola ciocca di capelli il movimento spontaneo sembra quasi togliere quell'aria trepidante dai suoi modi ed ora appare più distaccata, parla con tono di voce cordiale ma con meno enfasi di prima.

[CUSTODE]
Kensington trae un lieve sospiro e annuisce tra se, tirando fuori dalla propria tasca il telegramma "Naturalmente, miss O'Connell. L'ho ricevuto anche io. Io e Jackson siamo amici di lunga data e mi ha avvertito di aver notizie sulla spedizione Carlyle." il tono è di nuovo un po' perplesso, poi scrive appena una nota su un foglietto e fa un cenno al suo inserviente, mostrandogliela. L'inserviente fa un cenno con il capo e , rapido, sparisce in una porticina della redazione. "Sinceramente non so cosa possa aver trovato, visto che sono tutti morti da quasi 5 anni ormai, ma ho imparato a fidarmi del
fiuto di Elias. Se lui ha detto che c'è qualcosa, allora qualcosa c'è di sicuro." il ragazzo ritorna con un plico, Jonah prende il plico, lo apre e scorre brevemente ciò che vi è scritto. "Signorina.. se viene a New York, passi da me. Ne potremo parlare in maniera più esaustiva che non al telefono" consegna rapido il plico al ragazzo ringraziandolo con un cenno. Il ragazzo lo prende e torna a rimetterlo in archivio. "La redazione si trova al milleduecentosedici di Lexington Avenue,
quasi al centro di New York."

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Annuisce come se la potesse vedere.. lo sguardo si accende di una scintilla di maggiore interesse
"si è lo stesso telegramma che è arrivato a me la raggiungo Signor Kensington, direi in due, massimo tre giorni e sinceramente preferisco anche io parlarle di persona.. a presto e grazie per avermi
richiamata" Un pensiero le attraversa rapido la mente.. *fosse per me sarei già
lì... speriamo che non si tardi troppo... ho la sensazione di dover fare presto.* si concentra di nuovo sulla telefonata

[CUSTODE]
Kensington ascolta attentamente, quindi osserva con aria critica la redazione e i vari tavoli, dove i tre dipendenti lavorano. Annuisce appena tra se quindi riprende a parlare "Ho contattato già un
investigatore privato di New York per effettuare delle ricerche. Un certo Jack Malone. Appena arriva a New York mi contatti e farò in modo di presentarglielo così da potersi unire alle sue indagini. Non so se il signor Malone sia un tipo che apprezza la compagnia di altre persone nel lavoro, ma, visto che sono io che pago, le regole sono le mie." con fare deciso, ma sempre cortese. "Spero mi possa raggiungere il prima possibile. Non so quando potrà arrivare Jackson, ma è
possibile anche che arrivi già domani o dopodomani" una piccola pausa. "La attendo presto, miss O'Connell" il tono sempre garbato. "Buona serata".

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
“Arrivederci signor Jonah, alloggerò anche io allo stesso Hotel che mi ha citato, la contatterò appena arrivo a New York, sono con un cappellano sempre che decida di poter venire..” sospira appena “anche lui amico di Jackson Elias, a presto, ah una cosa.. se dovessi arrivare che lei non è in ufficio, ha un altro recapito dove io possa contattarla? e il Signor Malone dove si trova? scusi le mille domande ma tengo molto anche io a questa cosa .. “ sorride “forse l'ha intuito.”
Resta in attesa di una sua risposta.. sperando di ottenere le informazioni per qualsiasi evenienza dovesse accadere

[CUSTODE]
Jonah sorride passandosi una mano sui capelli aggiustandoseli un poco. "Il mio unico recapito è la redazione" con tono soddisfatto "E' questa la mia casa... ed in parte è pure vero, visto che il mio
appartamento è proprio sopra." sorride ora prendendo un articolo in pre-stampa, leggendolo e con la penna scarabocchiando qualcosa. Lo lancia in direzione di un suo dipendente che, rapido, lo prende al volo, legge a sua volta e si mette a fare le correzioni. "Quanto al signor Malone...."prende il biglietto da visita" Anderson Ave, 12/b... a Manhattan, comunque prima di passare da lui, venite da
me. Non credo che altrimenti potrà aggiornarvi sul caso nel quale sta indagando, per motivi di etica professionale" sorride "La saluto ancora nuovamente, miss O' Connell" attaccando la cornetta.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Aggancia la cornetta a sua volta, sospira appena passandosi una mano fra i capelli, l'espressione pensierosa che mette insieme tutti i dettagli finora conosciuti, va a ravvivare il fuoco mettendo altra
legna nel camino, si sofferma a guardare le scintille che salgono crepitando in una danza vorticosa.. l'espressione assorta mentre pensa di dover avvertire anche il suo capo che starà fuori qualche giorno da Boston, sospirando va di nuovo al telefono e chiede della dettatura telegrammi dando il numero di Cole all'addetta indicandole il testo da scrivere:
"PARTO PER NEW YORK,STOP
RICHIESTA ASSISTENZA VERIFICA SU CASO CARLYLE DA JACKSON ELIAS STOP
APPENA ARRIVO TI CONTATTO STOP
GRAZIE PER I FIORI SONO BELLISSIMI STOP"
Resta in attesa di avere conferma ..

[CUSTODE]
Dall'altro capo della cornetta, l'operatrice telegrafica ripete
correttamente, secondo procedura, il testo del telegramma, quindi,
avuta la conferma da Helen, invia il telegramma.
"Telegramma inviato, signorina. Buona serata." risponde la ragazza con
cordialità, quindi abbassa il telefono

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Ricevuta conferma dell'invio del Telegramma Helen saluta la centralinista cordialmente e abbassa di nuovo la cornetta del telefono.. lascia scorrere lo sguardo sulla sala.. le cade sul giornale che ancora non ha finito di leggere.. si mette in poltrona con l'intenzione di leggerlo, un certo languorino si fa sentire ma lo ignora volendo prima leggere il giornale, porta le gambe di lato
appoggiandosi al bracciolo della poltrona col fianco.. all'esterno i rumori degli operai che spalano e il vocio dei bambini che si lanciano le palle di neve che mette allegria al solo sentirlo.. legge con
attenzione

[CUSTODE]
Nel giornale non c'è nulla che possa suscitare l'attenzione di Helen.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
posa il giornale sul tavolinetto basso accanto al vaso .. lo sguardo cade sulla lettera di Tiffany.. sorride pensando di averla scampata ancora una volta.. va a preparare la cena e mentre cucina ripensa se le sia mai capitato di incrociare nessuno dei partecipanti alla missione in qualcuno dei suoi viaggi per il mondo.. Prepara qualcosa di veloce da mangiare completamente concentrata sul
caso .. distrattamente gira l'hamburger nel tegame sul fuoco..

[CUSTODE]
Venerdì 9 Gennaio 1925, ore 15.00
New York College - New York - NY
Studio del professor Arthur J. Flemings, ordinario di Antropologia
Culturale.
"Grazie ancora, professore" saluta la studentessa prendendo un po' faticosamente i tre libri che il professor Flemings, ordinario di Antropologia Culturale al New York College, le ha fatto pervenire dalla biblioteca di Yale. La ragazza chiude la porta riportando lo studio al consueto status di quiete che piace al professore. Al New York College, grazie alle sue pubblicazioni, Flemings è diventato uno dei vanti dell'università della Grande Mela. E questo grazie anche a Jackson Elias. Sebbene molto diversi caratterialmente, entrambi infatti avevano la stessa passione per lo studio dell'uomo e della società. Forse Jackson è quello che si poteva avvicinare di più ad un amico per Flemings. Ora, nel suo studio, Flemings osserva l'ambiente ormai più che familiare. La scrivania ordinata in maniera quasi pignola, la libreria alla sua destra, contenenti libri di
Antropologia, Archeologia e Sociologia in inglese, francese, tedesco, greco e cinese. Ogni libro messo al suo posto. Lo sguardo passa poi al basso tavolinetto in stile inglese sormontato da un servizio da the, con vicino due poltrone comode ed un divano. L'appendiabiti accanto alla porta, la finestra, con le persiane riverniciate da poco, che da sul cortile dell'università. Di nuovo lo sguardo torna alla scrivania ed apre il primo cassetto in alto a destra e ne estrae il telegramma che aveva già letto il giorno prima...[OFF: leggere "Telegramma JE.pdf" e "Telegramma JE.pdf"]. Lo rigira tra le mani con fare
pensieroso.
[ARTHUR FLEMINGS - ANTROPOLOGO]
Rilegge il telegramma, forse per la quinta volta, quasi stesse cercando di estrapolarne un messaggio criptato; quindi posa delicatamente il foglio avanti a sè ed apre uno dei piccoli cassetti della scrivania, estraendo un libro e posando anch'esso sul piano di legno rivestito in cuoio, sopra al telegramma. Legge mentalmente la copertina: Culti Demoniaci della Gran Bretagna, J. Elias. Sorride, ricordando di quando l'amico gli disse entusiasta del nuovo libro che stava scrivendo, quel libro appunto, e delle domande continue che gli fece in merito al suo paese natio e alle sue tradizioni.
Subito dopo, come gli fosse passato un lampo nella mente, stacca gli occhi dal libro per portarli all'orologio a cipolla che tira fuori dal taschino: ore 15.15, ancora presto per il thè.
Torna a concentrarsi sul libro, sfogliandone le prime pagine fino ad arrivare a leggere la dedica posta sopra ad una di queste "Per Arthur, uno dei pochi che ancora ti sopporta", scritta in una calligrafia veloce ma elegante, e subito sotto, battuto a macchina, "Prospero Press, NY"; un leggero sospiro, prima di riporre di nuovo nel cassetto il libro dell'amico e dare una veloce letta all'agenda: nessun'altro appuntamento in programma per la giornata. Lentamente si alza dalla sedia, afferra il telegramma e lo ripone nella tasca interna della giacca, quindi s'avvicina zoppicando vistosamente all'attaccapanni di legno chiaro dal quale prende il cappello, il cappotto e la sciarpa, indossandoli di volta in volta, preparandosi ad affrontare il freddo esterno. Un'ultima occhiata all'interno della stanza, come a controllare che sia tutto in ordine, prima di afferrare il bastone da passeggio e girare il pomello della porta, incamminandosi nel corridoio universitario con il suo tipico passo lento e ondeggiante per via della gamba poco sana, diretto verso l'uscita.

[CUSTODE]
Il college è come sempre affollato. Gli studenti fanno piccoli capannelli sul corridoio, chiacchierando del più e del meno, alcuni professori si trattengono appena un po' con gli studenti per scambiare due parole, altri invece, continuano per i loro affari. Flemings procede per il corridoio lentamente con la sua solita andatura
leggermente claudicante. Alcuni studenti si spostano per farlo passare, qualche cenno di sorriso nella sua direzione, qualche saluto cortese. Alcuni docenti nel corridoio salutano brevemente Flemings,
senza troppo calore. più per consuetudine che altro. In breve Flemings esce dal corridoio varcando infine le porte del college e, svoltato a destra, trova, dove l'aveva lasciata, la sua bicicletta.

[CUSTODE]
Venerdì 9 Gennaio 1925, ore 15.00
Percorrendo la "Grand Ave"
New York - NY

E' il primo pomeriggio quando la cantante Helen O' Connell ed il sacerdote cattolico Ryan McGales, a bordo della fiammante e velocissima Dusenberg, modello J, entrano a New York. Il viaggio è stato molto veloce, grazie soprattutto alla macchina e alla guida "sportiva" della donna. Qui a New York non c'è neve, il clima è decisamente meno rigido di Boston, ma il freddo è comunque abbastanza pungente. Nonostante questo le persone per strada c'è un notevole numero sia di automobili, che di persone a piedi che, rapide, affrettate ed infreddolite si dirigono nelle più disparate direzioni. L'insieme della città, a prima vista, da l'idea di un "caos bene organizzato”. In lontananza, si può vedere l'isola di Manhattan vero centro finanziario e commerciale della città.

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Ryan si tiene alla maniglia della portiera, guardando fuori, di lato, alla strada innevata di New York. La guida della donna, oltre che sportiva, è decisamente inadatta ad una signora, cosa che rende quella cantante una compagnia quantomeno discutibile per un sacerdote cattolico. Si, la diocesi sarà decisamente felice di tutto questo. Il sacerdote estrae dalla sua valigetta portadocumenti il biglietto da visita dell'agente letterario, confrontando l'indirizzo con quello depositato nella sua mente. "Pensa di saperci arrivare o chiediamo qualche informazione?", rivolgendosi alla donna alla guida, con la mano che resta salda sulla maniglia, mentre l'auto gira di 90° ad una curva e la ghiaia schizza da sotto le ruote.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Lancia un'occhiata al prete che sta seduto al suo fianco chiedendosi se possa sopravvivere all'adrenalina ancora per qualche tempo, osservandolo le sembra alquanto a disagio abbarbicato com'è alla maniglia della portiera oltre che a dare l'idea del prete un po' bigotto che non è uscito spesso dalla sua canonica.. scuote il capo immersa nei suo pensieri chiedendosi cosa le sia venuto in mente di portarsi dietro un soggetto simile.. si riscuote alle parole del prete.. annuisce appena "Ho parlato con il signor Kensigton prima di
partire da Boston la casa editrice è in Lexington Avenue al milleduecentosedici, quasi al centro di New York direi di dirigerci in quella direzione e poi chiediamo.. si faccia coraggio" un lieve sorrisetto ironico incurva le labbra di Helen mentre si concentra sulla guida, dopo aver aggiustato il foulard che le copre i capelli e gli occhiali.

[CUSTODE]
Venerdì 9 Gennaio 1925, ore 16.10
Lexington Avenue, 1216 New York - NY
Fuori dalla Redazione della Prospero Press

Il viaggio per la città di New York si dimostra tutt'altro che facile, le centinaia e centinaia di strade non aiutano molto l'orientamento e, senza l'ausilio di una cartina stradale, poi, l'impresa diventa ancor più ardua. Nonostante questo, grazie ad un briciolo di fortuna e molto tempo speso a domandare la retta via, il sacerdote e la cantante, a bordo della sportiva automobile di quest'ultima, raggiungono, finalmente, Lexington Avenue, quasi al centro di New York. La via è fortemente trafficata, sia da auto che vanno e vengono, sia da persone indaffarate che, nonostante il freddo, girano per le strade, chi diretto agli uffici, chi alla propria abitazione, chi in altri luoghi. Trovare la redazione non è immediato. Non vi sono indicazioni di
sorta, solo una piccola targhetta sbiadita, in uno dei campanelli del citofono del 1216 che cita "Prospero Press - Redazione".

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Lasciata la macchina in un garage, Helen insieme al parroco, coppia abbastanza improbabile peraltro, controllando i numeri civici della strada affollata, raggiungono la sede della Prospero Press, suona il campanello e resta in attesa che qualcuno apra, si stringe nel cappotto intirizzita, per scaldarsi, sperando che si sbrighino ad aprire.. " brrr che freddo.." il volto colorito per la bassa temperatura.

[CUSTODE]
Senza neppure che Helen debba parlare si sente il rumore tipico dell'apertura elettrica della serratura della porta, quindi la porta lentamente si apre. "Redazione Prospero Press, terzo piano" si sente ora dal citofono. La voce è maschile e Helen la riconosce come quella del ragazzo che aveva parlato con lei in occasione della sua telefonata in redazione.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Sale le scale a passo svelto e, una volta raggiunta la redazione, liscia con la mano il cappotto e spinge la porta entrando .. si guarda intorno .. "E' permesso?"

[CUSTODE]
La redazione della Prospero Press è un ambiente tutt'altro che grande. Tre impiegati, due uomini ed una donna, tutti sulla trentina sembrano essere sempre indaffarati, alzandosi dalle loro scrivanie di continuo
andando a prelevare dall'archivio alcune informazioni, tornare nella scrivania e continuare a battere a macchina, correggere e revisionare. La ragazza nota Helen, alzando lo sguardo. "Buon pomeriggio, signorina.. prego si accomodi, miss...?" la guarda in attesa che si presenti.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Helen sorride alla ragazza che l'ha salutata e si avvicina "Buon pomeriggio a lei, sono Helen O'Connell cercavo il signor Kensington, è in ufficio?" slaccia il cappotto ma senza toglierlo, ancora infreddolita.

[CUSTODE]
"Oh certo, miss O' Connell... " sorride la ragazza "E' proprio laggiù" indica una porta di legno con un ampio vetro opaco "Entri pure.. è da solo." annuisce la ragazza.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Sorride annuendo all'impiegata e rapida si volta andando verso l'ufficio,il portamento elegante, si ferma fuori dalla porta, bussa con un gesto deciso ma non eccessivo, posa la mano sulla maniglia e fa capolino alla porta "Sono Helen O'Connell, posso? " restando in attesa

[CUSTODE]
"Ma certo miss O' Connell" si sente una voce allegra provenire da dentro. Dopo qualche istante la porta si apre "Finalmente ci conosciamo di persona, signorina." sorride l'uomo che è all'interno e che tende prontamente una mano verso la cantante. "Sono Jonah Kensington" gli occhi color nocciola studiano la ragazza per un breve attimo quindi li spalanca appena. "ma prego.. entri qui e non resti sulla porta. Si accomodi, così potremo parlare meglio." indica le due poltrone all'interno dell'ufficio. "Posso offrirle qualcosa?"

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Sorride a Kensington ed avanza nell'ufficio, gli stringe la mano lasciandola poco dopo, lo osserva con attenzione. "Grazie Signor Kensington, un the andrà benissimo se non le è di disturbo" Si accomoda compostamente sulla poltrona, lo osserva ancora sorridendo, trovandolo gradevole. "devo confessare che sono molto curiosa e il telegramma del Signor Elias.. ha sollecitato la mia curiosità in modo notevole" parla con fare tranquillo, la voce armoniosa, tiene ancora indosso il cappotto, pur avendolo slacciato.
"Ha idea di cosa possa trattarsi? le indicazioni che mi ha dato sono molto sommarie e non vedo l'ora di saperne di più. Ho trovato un articolo sui giornali di Boston che parlava della morte di tutti i
membri della spedizione Carlyle.. ma non molti altri dettagli essendo di Boston, immagino che sui giornali di New York ci siano più dettagli" tace guardandolo e sorride lievemente, in attesa..

[ARTHUR FLEMINGS - ANTROPOLOGO]
Resta per un istante a guardare la sua bicicletta, pensieroso, quindi ripone il bastone nell'apposita sacca portaoggetti ai lati della ruota posteriore e sale sul sellino, dandosi la spinta necessaria a partire. "Non è distante la Prospero Press dal College, chiederò di persona ulteriori spiegazioni a Jackson o ad Kensigton una volta arrivato", pensa; la sua presenza inoltre non è più una novità nella redazione, visto la stretta collaborazione che ha attuato con Elias e le frequenti visite quando questi giungeva a NY.
Si ferma e posteggia il velocipede una volta riconosciuto l'edificio della casa editrice, e dopo essere sceso ed aver assicurato la bici con una piccola catena ad un palo, recupera il bastone e s'avvicina al portone d'ingresso della Prospero Press. Prima di suonare tira fuori l'orologio dal taschino: 16.05; lo ripone subito dopo, sistemandosi poi la sciarpa e il cappello che si era spostato per via del vento e solo dopo essersi assicurato una presentazione più che decente preme il campanello e rimanendo in attesa.

[CUSTODE]
Una volta entrato nella redazione della Prospero Press, il professore viene accolto con un saluto cortese da tutti i presenti, che ormai lo conoscono per via delle sue numerose visite. Jacob, il ragazzo che sta terminando di preparare un the, guarda Flemings "Buon pomeriggio professore." sorride "vedo se il signor Kensington è disponibile.." entrando, con un vassoio in mano nell'ufficio. Dopo qualche attimo riesce e guarda Flemings. "Prego.. può entrare..." indica la porta dell'ufficio di Kensington al professore. Rapido, il ragazzo torna alla sua scrivania disordinata continuando il suo lavoro.

[CUSTODE]
“Si figuri, miss O'Connell" sorride Kensington ed il sorriso traspare autentico negli occhietti neri. Apre rapido la porta che intanto aveva chiuso alle spalle di Helen e guarda un ragazzo. "Jacob... un the per la signorina ed un caffè per me." guarda Helen, poi guarda di nuovo Jacob "prima che faccia notte, grazie" con fare scherzoso. Il ragazzo con un sorriso fa il gesto del pollice alzato al suo "capo" e rapidamente si dirige alla macchina del caffè per preparare quanto chiesto. "Purtroppo non ho notizie..." guarda di nuovo Helen e si pone una mano sul mento con fare pensieroso "non vorrei si fosse cacciato in qualche guaio, ma la cosa non mi stupirebbe. Ricordo una volta quando ho dovuto pagare una cauzione alle autorità inglesi per aver
violato un sito archeologico in India. Jackson da quando lo conosco non è mai stato un tipo tranquillo." Dopo qualche minuto entra Jacob portando un vassoio con una tazza di caffè che porge a Jonah ed una
tazza di the che posa davanti ad Helen, con accanto una tazza di latte freddo, un piccolo piattino dove vi sono delle fette di limone ed una piccola zuccheriera con zucchero in cristalli. Ora alza lo sguardo verso Jonah. "Signor Kensington..."piccola pausa "è appena arrivato il professor Flemings. Lo vuole vedere o gli dico di ripassare?"
Jonah sorride ampiamente. "Scherzi?" lo guarda per un istante.. "fallo passare subito.. " dice con un eloquente gesto della mano, poi guarda Helen. "E' un professore di antropologia dell'università di New York.. " inspira appena "e un ottimo amico di Elias... magari saprà qualcosa in più."

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Sorride annuendo divertita alle parole di Jonah, ringrazia Jacob con un sorriso e sfila il cappotto, lasciandolo sulla poltrona dietro di sé, indossa un abito di fattura classica, elegante, i modi della ragazza sono naturali e privi di ogni affettazione. "Credo sia anche per quello che siamo amici io e il Elias, ah dimenticavo .. con me c'è anche un prete Don Ryan McGales.. veramente era con me, si deve essere fermato da qualche parte per riprendersi dal viaggio" sorride un sorrisetto un po' ironico "devo averlo fatto preoccupare oltremodo per la velocità con cui abbiamo raggiunto New York" ridendo più apertamente, mette un po' di latte e di zucchero nel the, mescola con il cucchiaino che appoggia al piattino e sorseggia il the lentamente..

[CUSTODE]
"Un prete?" perplesso, poi guarda la ragazza piegando il capo.. forse studiandola per cercare di capire se sia il tipo da portarsi in giro dei preti a spasso. "Beh.. il mondo è strano.." sorride mentre zucchera il suo caffè e lo sorseggia. Jacob esce dalla stanza. Quando quest'ultimo chiude la porta Kensington riprende a parlare. "Sono proprio curioso di conoscerlo questo sacerdote." sorride, poi diventa quasi subito più serio "Quanto alla faccenda Carlyle... non ho dubbi che se si recherà alla biblioteca pubblica potrà trovare tutto quelli
di cui necessita per aggiornarsi in merito. Sinceramente non capisco tutto questo interesse di Jackson per quella spedizione. Credo siano semplicemente stati sfortunati. Devono avere attraversato un territorio giudicato sacro dagli indigeni locali, per questo sono stati uccisi. Penso sia stato un errore delle guide e dei portatori che si portavano appresso." riflette un attimo tra se, poi fa una smorfia "beh.. comunque sia.. quando vedrete Elias, sarà lui ad aggiornarvi in merito. "sorride

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
"E’ già, un prete" sorride con un guizzo divertito nello sguardo" l'avevo conosciuto insieme a Elias, durante un viaggio.. ma sarei curiosa di sapere dove s'è cacciato.. a meno che l'emozione per il viaggio non l'abbia talmente prostrato che .." fa un sorrisetto e non termina la frase portando alle labbra la tazza. sorseggia ancora un po' di the con espressione evidentemente rilassata e di chi si sente a suo agio."ma .. Elias quando arriva? in caso tardasse vado a documentarmi un po' in biblioteca e cerco un alloggio per fermarmi
qualche giorno almeno.." posa la tazza sul piattino con elegante naturalezza..

[CUSTODE]
Kensington guarda Helen facendo spallucce. "non so che dirle, miss O'Connell" si massaggia con la mano la corta barbetta per poi portarla a ravviarsi i pochi capelli neri sul capo. "Sinceramente non ho avuto altr..." il telefono dell'ufficio di Kensington squilla e quest'ultimo lo prende rapidamente. "Jonah Kensing...." si ferma un'altra volta "Elias! Ma vuoi spiegarci? eravamo tutti preoccupati per te..e.." piccola pausa "d'accordo.. ti faccio parlare" annuisce appena mentre corruga appena la fronte "sì.. proprio come hai detto.. sì.. naturalmente... ma dimmi, va tutto bene?" piccola pausa ancora "già..immaginavo..." sospira, quindi corruga di nuovo la fronte e segnarapido qualcosa su un foglietto. "perfetto.. ti manderò qualcuno. Non
muoverti da li.. stiamo arrivando. A presto" Kensington termina la chiamata per poi guardare verso Helen "Immagino che abbia intuito.. era Elias. E sembrava anche preoccupato.. Dice che si è ficcato in qualche guaio.. ma non ha voluto dirmi di più per telefono.. L'unica cosa che ha detto è che c'entra qualcosa la spedizione Carlyle. Non l'ho mai sentito agitato in questo modo" un po' perplesso "Vi aspetta nella camera 410 del Chelsea Hotel, tra un ora. Avete giusto il tempo di muovervi per arrivarci." guarda la ragazza.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Ascolta comprendendo che si tratta di Elias.. annuisce a Jonah quando dice di raggiungerlo "cosa le ha detto esattamente?" prende il cappotto e lo indossa con gesti veloci, calcandosi il cappello in testa, stringe il foulard al collo per ripararsi dalla temperatura rigida che troverà all'esterno e resta a guardare Kensington in attesa .. l'espressione del volto tradisce una certa preoccupazione " se solo don Ryan si spicciasse.. "
sospira guardando l'editore.

[CUSTODE]
"Niente più di quel che le ho detto.. " risponde rapidamente Kensington con espressione ancora un po' perplessa. "mi aveva chiesto se era già stato radunato un gruppo di persone per aiutarlo.. e ha detto che avrebbe voluto vederlo al Chelsea Hotel, camera 410. Ha detto che avrebbe spiegato perché pensa che alcuni membri della spedizione siano ancora vivi." guarda Helen "Vorrei venire anche io.. ma al momento non posso lasciare lo studio ed andarmene. Sto aspettando un altro importante scrittore che dovrebbe esser qui da un momento all'altro." controlla l'orario " anzi.. è già in ritardo." sbuffa, poi torna a guardare la ragazza. "mi raccomando salutatelo e ditegli poi di passare da me. Sul momento aveva un tono parecchio
agitato... o emozionato.. non ho capito bene.. so che comunque non era il momento" termina.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Annuisce " bene.. allora io vado se dovesse arrivare don Ryan McGales, è l'amico di Elias che le dicevo, il sacerdote cattolico che mi ha accompagnato, lo mandi lì, io intanto vado a vedere di capirci qualcosa di più parlando con Elias" sorride con aria ancora preoccupata per l'amico e tende la mano a Jonah "grazie di tutto signor Kensigton"

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
"Dove diavolo..." Ryan s'è smarrito la simpatica cantante. "Fila veloce sui tacchi alti, però, la signora"
Il garage/parcheggio puzza di benzina non ben stoccata, mancano le indicazioni serie... e fa un freddo cane. Il don si stringe nel suo cappottone, fortunatamente sotto la lunga tonaca ha messo dei solidi pantaloni. Il suo sguardo gironzola sù e giù per l'ampio spazio, male illuminato, mentre cerca di sfuggirvi e raggiungere la simpaticona troppo veloce.

[CUSTODE]
Rapidamente, don McGales, riesce a raggiungere la redazione del Prospero Press. La porta è aperta.. e, proprio in quel momento, si sta chiudendo la porta dell'ufficio di Kensington. A McGales sembra di vedere la sagoma della cantante dietro la porta a vetri dell'ufficio.

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
"Andiamo bene..." Il don si scuote il cappotto addosso, ancora intirizzito dal freddo, mentre si avvia verso questo ufficio. "Ancora mi domando cosa ci faccia io qui...." e bussa tre colpi leggeri sul vetro della porta.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Helen stringe la mano di Jonah, una stretta decisa ma non eccessiva, poi lascia andare la sua mano. Tenta di convincerlo a rivelare chi sia colui che aspetta. "sono troppo curiosa se le chiedo chi deve vedere?" lo sguardo che manda un brillio divertito, sorride e posa la mano sulla maniglia della porta, socchiudendola, scorge don McGales entrare nell'ufficio e cerca di attirare la sua attenzione "ben arrivato Don Ryan..!! " il tono di voce che pare volerlo punzecchiare un po'.. " Elias ci aspetta in albergo al Chelsea Hotel, camera 410. Ha detto che avrebbe spiegato perché pensa che alcuni membri della spedizione siano ancora vivi.
Si volta ora verso Jonah aspettando risposta ..

[CUSTODE]
Sentendo la voce di Helen, Kensington si sposta appena un po' con il busto giusto per guardare fuori dalla porta, poi vedendo il sacerdote, accenna un sorriso "Padre McGales, suppongo" con aria allegra si avvicina al sacerdote tendendo la mano... "ora che ci ripenso mi sovviene che Elias deve avermi parlato di lei.. Non ricordo a che riguardo.. ma sicuramente mi aveva parlato di lei." poi si volta verso Helen con fare distratto "Ehm? come? chi devo vedere?" corruga perplesso dalla domanda. "Beh.. sì.. indubbiamente è una persona
curiosa.. forse anche troppo" sorride "ma non c'è assolutamente nulla di male in questo.. Anzi. per il nostro lavoro.. essere curiosi è un'ottima dote" ride, attende un attimo poi parla . "Tom Foster, di ritorno dall'Australia, dove ha vissuto con gli aborigeni per qualche mese. Mi ha assicurato di avere materiale di prim'ordine per realizzare un ottimo libro"

[ARTHUR FLEMINGS - ANTROPOLOGO]
Trattenutosi a parlare con i conoscenti all'interno dell'edificio, finalmente s'accosta alla porta di Kensington leggermente perplesso dall'aver visto entrare, poco prima di lui, quello che aveva tutta l'aria di essere un prete cattolico. Storce appena il naso per via della sua fede protestante, quindi s'avvicina alla porta e bussa un paio di volte, prima di entrare nella stanza. Toltosi il cappello per educazione fa un lieve cenno con il capo, stringendo tra le mani il bastone "Signori.. Buongiorno." si limita a dire, notando con dispiacere che hanno anticipato l'ora del thè.

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Ryan allunga la mano verso l'uomo e ricambia la stretta. "Esattamente, piacere di conoscerla signor...?" Poi getta un'occhiata ad Helen, scrutandola un po'. "Mi spiace aver mandato a monte il suo tentativo di seminarmi, signorina", dice, sorridendo appena.
Ryan ha un improvviso attacco di tosse. Allergica. Allergia agli inglesi.
L'accento di quell'uomo è inconfondibile... anche negli Stati Uniti sono arrivati, non bastava loro la cara Scozia. Chissà che tipo è... Il pretaccio si volta nella sua tonaca nera, facendola appena svolazzare, per guardare bene questo damerino in cappello e bastone. "Buongiorno".

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
Helen osserva il prete con l'espressione di chi trattiene una frecciatina a stento.."credevo che lei fosse più svelto a camminare .." anche questa volta omette di chiamarlo" mi sono voltata e non c'era più. " facendo spallucce, si volta a guardare il nuovo venuto ed accenna un sorriso cortese, in attesa pensando che forse è
meglio non chiedere chi sia il nuovo venuto .. per non fare la figura dell'impicciona, si vede che si trattiene a stento.. l'osserva con discrezione per qualche istante poi si rivolge di nuovo Don Ryan "viene con me da Elias o preferisce fare altro? Se vuole le do un po' di vantaggio così arriviamo insieme.." non resistendo oltre alla tentazione di punzecchiarlo, l'espressione dello sguardo lascia trasparire solo divertimento senza nessuna acrimonia...

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
Ryan fessura gli occhi sulla donna, sospirando. "Farò il possibile per tenere il suo passo, signorina", accennando un inchino con il capo, prima di gettare un'altra occhiata all'inglese, decisamente meno cordiale. "Ancora auto?" E, questa volta, si percepisce la rassegnazione decisa del cattolico, una tipica, classica, rassegnazione che solo un cattolico e uno scozzese può manifestare. Rassegnazione con rivincita.

[CUSTODE]
Kensington nota l'affollamento nel suo ufficio e accenna un sorriso per poi rispondere a don Ryan: "Sono Jonah Kensington... proprietario della Prospero Press" pronuncia con un moto di orgoglio.. "E' un piacere conoscerla..." poi si volta un attimo verso l'inglese.. "ah Arthur, accomodati... " con aria sorridente indicando all'amico di avanzare "Ti presento due amici di Jackson... miss Helen O' Connell e padre Ryan McGales" indica rispettivamente la ragazza ed il sacerdote, poi guarda questi ultimi e fa un cenno verso l'inglese. "Il signor Arthur Flemings, docente ordinario di antropologia al New York College" inspira appena un attimo guardando i presenti. "Come ha già accennato miss. O' Connell.. Jackson ha appena telefonato. Ha detto che è ansioso di incontrare le persone che ero riuscito a contattare nella camera 410 del Chelsea Hotel, e che sa qualcosa su quella che sembra esser diventata la sua ossessione. La scomparsa della spedizione Carlyle. Ripeto.. secondo me non c'è nulla di strano. Si sa che quei posti la sono pericolosi... ma se Jackson ha fiutato una pista di qualche genere..." fessura lo sguardo sui presenti "qualcosa deve esserci." Guarda i tre nell'attesa che decidano il da farsi.

[PADRE RYAN McGALES - EX CAPPELLANO MILITARE]
McGales osserva l'anfitrione con aria seria, compassata e il più possibile attenta. Poi passa con lo sguardo sulla sua compagna di viaggio e sull'antropologo britannico: chi lo convinca meno è una gara ancora in corsa. Annuisce, infine. "Andiamo a sentire cos'ha da dirci. Sarà, senz'altro interessante".
Quindi fissa di nuovo la cantante dall'acceleratore facile - senza doppi sensi - e quello snob bastonato dell'inglese. "Se anche voi concordate, ovviamente", facendo un leggero inchino e giungendo le mani sul ventre, giusto all'altezza della fascia nera che lo cinge alla vita.

[HELEN O'CONNELL - CANTANTE]
"Io direi di andare .. se Jackson è così impaziente un motivo ci deve pur essere.." guarda gli altri in attesa che si pronuncino...
[Modificato da PBFCthulhu 23/07/2007 11:03]
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Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. (The Call Of Cthulhu)
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